La Nuova Sardegna

Oristano

«Noi non vaccineremo le pecore» Allevatori lussurgesi in rivolta

di Pietro Marongiu
«Noi non vaccineremo le pecore» Allevatori lussurgesi in rivolta

Movimentata riunione con sindaco e tecnici Asl: «La profilassi ora mette a rischio gli animali» Il sindaco Chessa al termine dell’incontro chiede che si ascolti il lamento delle campagne

28 ottobre 2014
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SANTU LUSSURGIU. Sono una decina gli allevatori lussurgesi che si sono opposti alla vaccinazione obbligatoria dei loro ovini, prevista dal decreto della Regione dello scorso settembre, che impone il completamento della profilassi vaccinale contro la febbre catarrale degli ovini (meglio nota con il nome di blue tongue) entro il 31 di questo mese.

I pastori non vogliono sentir parlare di vaccinazione in questo periodo.

«Le pecore adesso sono gravide – dicono – e abbiamo paura che possibili effetti collaterali possano creare problemi agli animali». Per cercare di fare chiarezza, e al fine di tranquillizzare gli allevatori, il sindaco Emilio Chessa, ieri mattina ha indetto una riunione informativa alla quale hanno partecipato il responsabile del servizio veterinario della Asl di Oristano, Antonio Montixi, e il veterinario territoriale Barbarangelo Licheri. «Il decreto è molto chiaro – ha detto Montixi – e dice che la vaccinazione per l’anno in corso deve essere completata, obbligatoriamente, entro la fine di questo mese. Chi non adempie, è passibile di una sanzione che va da 258 a 1291 euro».

Tutto il problema, però, stando alle posizioni espresse dai pastori, nasce da un difetto di programmazione indipendente dalla loro volontà. «Non abbiamo mai detto che non vogliamo vaccinare il bestiame – ha precisato Francesco Manca – ma farlo adesso significa sottoporlo a una situazione di stress che potrebbe creargli danni gravi, come aborto o malformazione degli agnelli. Gran parte delle pecore sono gravide, molte iniziano a partorire, e se dovessero sorgere problemi a risentirne sarebbe il nostro lavoro, con conseguenze facilmente prevedibili che coinvolgerebbero anche le nostre famiglie».

In sostanza, visto che i vaccini sono arrivati nelle disponibilità della Asl soltanto alla fine di luglio, gli allevatori chiedono di non aggravare di procrastinare le vaccinazioni a febbraio o marzo dell’anno prossimo.

«Nel territorio abbiamo vaccinato oltre 18 mila ovini – ha detto Barbarangelo Licheri, che è qui da circa vent’anni – e, stando dalle informazioni pervenute dagli stessi allevatori, la percentuale di aborti non ha subito incrementi rispetto agli anni precedenti».

Alla fine della riunione, Chessa, al quale spetta il compito di emettere un’ordinanza per costringere i riottosi alla vaccinazione coatta del bestiame, ha detto di credere «gli allevatori siano legittimamente preoccupati, e debbano essere ascoltati. Non è possibile che per motivi indipendenti dalla loro volontà debbano essere costretti a fare le vaccinazioni in questo periodo, con il dubbio che gli effetti del farmaco possano configgere con lo stato fisiologico degli animali». Piero Marongiu

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