La Nuova Sardegna

Oristano

La disperazione dei lavoratori in mobilità

La disperazione dei lavoratori in mobilità

Ieri assemblea: il problema riguarda più di 15mila persone. Critiche al sistema dei corsi di formazione

20 ottobre 2014
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ORISTANO. Subito i soldi del 2014, stop ai corsi di formazione fasulli e soprattutto interventi concreti per il reinserimento lavorativo. Sono le richieste che il Comitato lavoratori attivi della Sardegna (Clas) ha lanciato ieri mattina nel corso di un’assemblea che si è svolta a Oristano. Richieste rivolte alla Regione e al Governo nazionale, a nome e per conto dei 15.300 lavoratori in mobilità in deroga che conta oggi l'isola.

Sono arrivati un po’ da tutta la Sardegna, in particolare dal cagliaritano, per fare il punto di una situazione drammatica e rilanciare una vertenza che finora, spiegano, si è scontrata contro una sorta di muro di gomma che li ha lasciati per 22 mesi senza i soldi dell'indennità.

«Solo una anticipazione della Regione che poi si è rivelata una beffa perché alla fine tra Stato e Regione ci hanno tolto il 46 per cento di tasse», ha ricordato uno dei portavoce, Antonella Soddu, di Villasor, raccontando che nel frattempo molti, lei compresa, hanno perso la casa e si sono dovuti arrangiare come hanno potuto.

«Ci hanno rubato e ci stanno rubando il diritto di vivere dignitosamente. Non ci stiamo più a vivere di ammortizzatori sociali, vogliamo lavorare e renderci utili alla società», ha detto ancora dopo aver bollato come «vergognoso e inutile» il sistema dei corsi di formazione obbligatori.

«Servono solo ad arricchire le agenzie di formazione», ha spiegato raccontando, tanto per fare qualche esempio, di corsi per la lavorazione del sughero affidati a società siciliane, di un corso sullo stress costato ben 379 mila euro e di un muratore ultrasessantenne licenziato dopo 40 anni di lavoro che per non perdere l'indennità di mobilità ha dovuto frequentare un corso per cameriere di sala.

«Nelle agenzie di formazione c'è gente che dovrebbe essere messa in galera e poi buttata la chiave», ha detto senza mezzi termini il deputato di Sel, Michele Piras, unico esponente della politica che ha accolto l'invito del Comitato a partecipare all'assemblea di Oristano.

Toni molto forti, per un problema drammatico che riguarda migliaia di lavoratori sardi.

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