la sentenza
Il giudice dà ragione al medico e torto all’Asl
ORISTANO. Anche l'appello ha confermato la sentenza del giudice di primo grado riconoscendo al medico il diritto di esercitare l'attività cosiddetta "intramoenia", al di fuori delle strutture...
03 ottobre 2014
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ORISTANO. Anche l'appello ha confermato la sentenza del giudice di primo grado riconoscendo al medico il diritto di esercitare l'attività cosiddetta "intramoenia", al di fuori delle strutture ospedaliere.
Per il sindacato Cimo, il coordinamento dei medici ospedalieri, la sentenza può definirsi storica e premia per l'ennesima volta l'attività di vigilanza e di controllo sindacale. È stato respingere il ricorso in appello proposto dalla Asienda sanitaria locale 5 di Oristano, nei confronti del medico oristanese Piergiorgio Salis.
Il professionista, specializzato in psichiatria, aveva ricorso contro la decisione dell'Azienda sanitaria che gli aveva vietato di effettuare l'attività "intramoenia", quelle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, nell'ambulatorio privato. “In questo caso il giudice ha ritenuto valide le motivazioni del nostro assistito – ha spiegato il segretario regionale del Cimo Luigi Mascia – al quale l'azienda vietava di visitare e assistere i propri pazienti nel suo ambulatorio. Trattandosi di pazienti con problemi mentali si stava violando di fatto la privacy del malato costringendolo a recarsi in ospedale per essere visitato dal medico”.
Il giudice ha dato ragione al medico riconoscendo le difficoltà a visitare in propri pazienti in una struttura pubblica riconosciuta non idonea a svolgere quel genere di attività medica.
Non è la prima volta che il sindacato Cimo vince queste battaglie contro le Asl sullo svolgimento dell'attività di "intramoenia". Una attività che, se svolta secondo le normative previste dal servizio sanitario nazionale, consente, tra l’altro, alle Asl di introitare importanti risorse.
