La Nuova Sardegna

Oristano

agricoltura

L’invasione delle cornacchie mette in ginocchio il Sinis

di Claudio Zoccheddu
L’invasione delle cornacchie mette in ginocchio il Sinis

CABRAS. «C’è un’intera categoria di lavoratori in balia di un flagello che arriva dal cielo». Battista Meli, agricoltore lagunare, non usa mezzi termini per descrivere quello che tutti i giorni...

18 agosto 2014
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CABRAS. «C’è un’intera categoria di lavoratori in balia di un flagello che arriva dal cielo». Battista Meli, agricoltore lagunare, non usa mezzi termini per descrivere quello che tutti i giorni accade nelle campagne del Sinis. «Ormai lo sanno tutti, ma nessuno interviene per provare a trovare una soluzione», spiega l’agricoltore. Il riferimento alla classe politica è fin troppo chiaro, così come quello agli indennizzi che sarebbero stati stanziati per provare a mitigare i danni causati dai pennuti. «Non vogliamo l’elemosina, non ce ne facciamo nulla. Quello che chiediamo è che si risolva il problema una volta per tutte», aggiunge Battista Meli.

Immaginare un risarcimento totale di cinquantamila per i danni causati dalle cornacchie sembra quasi una presa in giro. I numeri, infatti, descrivono danni ben maggiori. «Mi è capitato di vedere un campo di tre ettari coltivato a meloni e danneggiato quasi completamente», racconta ancora l’agricoltore cabrarese. Nella strategia dei pennuti, ovviamente, non è prevista l’educazione. Dopo un colpo di becco a un melone si passa a quello a fianco, senza preoccuparsi di un conto totale (a cornacchia) di circa quaranta meloni al giorno.

L’apocalisse dell’agricoltura può contare anche su un ritmo riproduttivo forsennato che, ovviamente, impone un approvvigionamento alimentare molto più vasto. Per questo motivo anche il menù prettamente carnivoro delle cornacchie di un tempo è mutato in uno molto più aperto, soprattutto alla frutta. «Ma anche ai piselli, ai ceci, ai pomodori e ai cetrioli», dice ancora l’agricoltore prima di spostare l’attenzione sul problema reale: «L’unico sistema che può ridurre l’assalto e la nostra agonia è l’abbattimento delle cornacchie. Sono sicuro che anche gli animalisti sposerebbero il nostro punto di vista se sapessero quello che combinano le cornacchie che, tra l’altro, non hanno predatori e quindi si stanno moltiplicando giorno dopo giorno».

Il fastidioso pennuto, infatti, non ha escluso dai pasti le uova di occhione, pernice, allodola e addirittura i cuccioli di leprotto e di agnello. Una piaga ambientale, dunque, decisamente sottovalutata dalla politica.

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