La Nuova Sardegna

Oristano

«Così siamo finiti nella graduatoria»

 «Così siamo finiti nella graduatoria»

Ci trovi anche chi non ti aspetti, fra coloro che, senza reddito, hanno fatto domanda al Comune per un sussidio e per poter finire nella graduatoria dei bandi per le povertà. È il segno di una crisi...

12 agosto 2014
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Ci trovi anche chi non ti aspetti, fra coloro che, senza reddito, hanno fatto domanda al Comune per un sussidio e per poter finire nella graduatoria dei bandi per le povertà. È il segno di una crisi che sta facendo tabula rasa senza guardare in faccia nessuno. Fra gli otto collaboratori che stanno operando per tre mesi per l’Aism, si intrecciano vicende di madri separate che fanno l’impossibile per aiutare i propri figli, ma anche tanti padri che, fino a poco tempo fa non sapevano assolutamente cosa significasse rimanere senza reddito. È il caso emblematico di Antonello Palmas, commerciante per trent’anni che all’improvviso, è rimasto senza nulla. Aveva un negozio conosciuto anche oltre provincia: la Kosmoto. Vendeva moto, insomma, e mai avrebbe potuto immaginare che la crisi potesse essere così profonda da convincere l’azienda madre a chiudere il salone di Oristano. «Ora sono troppo giovane per andare in pensione e troppo vecchio per trovare un nuovo lavoro. Ma ho moglie e due figli da mantenere», racconta. Anche Roberto Atzori, 46 anni, ha una professione. Faceva lo chef, lavoro che non può più fare a seguito di una grave cardiopatia diagnosticata due anni fa. Ora l’unica entrata per la sua famiglia (moglie e un bambino di cinque anni) è la pensione di invalidità: 277euro al mese. «Volete sapere come tiriamo avanti? Non mi vergogno – dice –, vado un giorno alla Caritas, l’altro al convento di San Francesco e un altro a San Paolo. Mi danno un po’ di spesa che l’altro giorno ho diviso con un signore: anche lui aveva fatto domanda al Comune per le estreme povertà, ma non è stata accettata. Non me la sono sentita di restare impassibile». (m.c.)

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