La Nuova Sardegna

Oristano

Tagli e accorpamenti: per i lavoratori il futuro è incerto

di Michela Cuccu
Tagli e accorpamenti: per i lavoratori il futuro è incerto

Il destino dell’ente camerale sembra ormai segnato Bilanci forse dimezzati, ma si parla anche di chiusura

09 agosto 2014
3 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. L’ipotesi è di quelle che in altre provincie ha già scatenato proteste a cascata: le Camere di Commercio potrebbero scomparire. A cancellarle potrebbe essere, se approvata dal Parlamento, una delle proposte contenute nella riforma della pubblica amministrazione ma soprattutto, il piano del Governo nazionale di ridurre drasticamente il gettito destinato a questi enti che potrebbero vedersi tagliare anche del 50 per cento le attuali risorse.

Non un problema da poco dunque, che sta allarmando anche la Camera di Commercio di Oristano che, in caso di un taglio così consistente delle risorse, avrebbe persino difficoltà a pagare gli stipendi ai dipendenti. L’altra sera la questione è stata affrontata anche dal consiglio camerale, riunito per esaminare il Bilancio.

Il presidente, Pietrino Scanu, non nasconde la forte preoccupazione. «Ci troviamo in una situazione di assoluta incertezza, nel senso che al momento non si conosce neppure cosa di preciso intendano fare Governo e Parlamento» dice.

L’analisi di Scanu non lascia troppi margini di speranza. «I tagli ai trasferimenti ci saranno: anche se dovesse passare il piano che, contrariamente alla prima proposta, che cancellava da subito il 50 per cento delle risorse e che invece prevede un meccanismo più graduale, partendo dal 35 per cento per il primo anno per poi arrivare al terzo anno al 40 per cento di tagli, la sostanza cambierà di poco: dovremo confrontarci con una diminuzione pesantissima dei fondi a disposizione e indispensabili anche per assicurare un minimo di servizi alle 16mila aziende iscritte».

Secondo Scanu si tratterebbe di «un danno enorme, considerato che non si tratta di finanziamenti dello Stato, bensì i diritti annuali (circa 90 euro per ogni impresa iscritta) che le aziende versano alla Camera di commercio».

In altre parole le Camere di commercio dovrebbero fare a meno di risorse proprie, con risultati non difficili da immaginare. Dice ancora Scanu: «Avremo a disposizione la metà delle risorse attuali, nel nostro caso, con un bilancio di circa 3milioni di euro, sarebbero tantissimi».

Il presidente si pone una serie di interrogativi, a partire dal destino dei lavoratori dell’ente, che oggi conta di un organico composto da 29 dipendenti fissi ai quali si aggiungono diversi collaboratori esterni, fra cui alcuni borsisti. «È un argomento estremamente delicato quello dei lavoratori che del resto, essendo dipendenti pubblici, non possono essere licenziati di punto in bianco – dice Scanu – inoltre senza questi lavoratori non si potrebbero erogare servizi e diritti alle imprese».

Secondo il presidente Scanu solo in autunno si potrà avere un quadro più preciso del destino delle Camere di commercio: «Certo - afferma - la pubblica amministrazione va riformata, tanto è vero che le stesse Camere di commercio, a livello nazionale, stanno esaminando una serie di ipotesi di riforma. Ma senza un piano preciso non si va da nessuna parte. Per questa provincia, 160mila abitanti distribuiti su 88 Comuni e 3500 chilometri quadrati di territorio, dove le 13mila imprese attive garantiscono il mantenimento di una economia pesantemente provata dalla crisi – conclude – sarebbe un dramma».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Violenza di genere

Cerca di uccidere la ex travolgendola con l’auto: guardia giurata arrestata a Carbonia per tentato omicidio

di Luciano Onnis
Le nostre iniziative