La Nuova Sardegna

Oristano

Un’estate da record. Però è negativo

di Michela Cuccu
Un’estate da record. Però è negativo

Quasi un coro da parte degli operatori commerciali. E c’è chi protesta per irregolarità e mancanza di controlli

06 agosto 2014
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ORISTANO. L’estate è arrivata al giro di boa e, per gli operatori turistici di Torre Grande, la prima parte della stagione è da dimenticare. Non che agosto stia andando meglio e la percezione del forfait da parte dei turisti si aveva ieri mattina fin dall’arrivo. Perché trovare parcheggio a mezzogiorno meno un quarto, a quattro metri dalla Torre e pure all’ombra, può voler dire soltanto una cosa: i turisti non ci sono.

Due passi per la borgata ed ecco un’altro indizio poco rassicurante: le case, le seconde case, quelle che d’estate fino a qualche anno fa dovevi prenotare da gennaio, sono in gran parte vuote. Serrande abbassate, cancelli chiusi col catenaccio e sulla porta, il cartello con su scritto «affittasi», sbiadito dal sole e dall’inutile attesa.

Sono gli operatori a marchiare col pollice verso la stagione balneare 2014: «Da quarant’anni faccio questo mestiere, ma mai mi era capitato di non avere neppure un coperto occupato al primo lunedì di agosto». Chi parla è Antonello Cadeddu, «da sempre ristoratore», si presenta «questo è il secondo anno che lavoro a Torre Grande, ma alla fine di questa estate chiuderò: siamo in perdita». Il suo sembra un bollettino di guerra: «I clienti rispetto all’anno scorso sono calati di un buon 30 per cento e gli incassi non coprono le spese, se si considera che il Comune mi ha fatto pagare 5mila 200 euro per sei mesi di Tosap su appena 60 metri quadrati. Qui ci ho messo sedie e tavolini, ho abbellito questo angolo, ma i clienti non ci sono. O meglio – precisa – si lavora con la pizzeria d’asporto, ma anche in questo caso la gente tira al risparmio. La pizza più venduta, infatti, ha un prezzo che non supera i due euro».

Anche negli altri locali la conferma è quella di una stagione turistica col segno negativo: persino dove si vende il cibo d’asporto, ad esempio, il kebab o i gelati da passeggio, gli affari vanno a rilento. Poco lavoro anche per i souvenir, che fino a un paio d’anni fa erano acquisto obbligato anche in caso di vacanza “mordi e fuggi”, nel senso che raramente si lasciava Torre Grande senza portare con se il classico “ricordino” da regalare agli amici o da esporre nella vetrina della sala da pranzo o sulla mensola del caminetto.

Rosetta, che gestisce il negozio sotto la Torre, conferma l’emorragia di clienti. «A luglio c’era pochissima gente, ora speriamo in un aumento del flusso, ma ormai è quasi Ferragosto: insomma la stagione e finita e io rischio di trovarmi tutta la merce invenduta sugli scaffali». Che sia un turismo a scartamento ridotto lo si vede anche la sera, quando la gente arriva numerosa magari solo per farsi una passeggiata fra le bancarelle, quelle sì, sempre numerose. Ma anche al mercatino, che qualcuno accusa (anche attraverso la pagina Facebook della Nuova) di essere troppo caotico e chiassoso e con raro rispetto delle regole («pochissimi ti danno la ricevuta», sussurra qualche operatore fisso), le vendite sembra abbiano subito un calo esponenziale. «Al massimo ti comprano un paio di orecchini da cinque euro, a volte non si vende nulla per una intera serata», racconta un ambulante pakistano. Anche nei chioschi, strutture-simbolo dell’estate a Torre Grande, la crisi è evidente. «Si lavora a giornate alterne: per Mondo Ichnusa è andata bene, ma i giorni successivi, gli affari sono calati enormemente».

Patrizia del “Chiosco John”, conferma «Tiriamo avanti a fatica: per pagare le spese stiamo attingendo dai risparmi e intanto, ci dobbiamo persino pulire la spiaggia di fronte al nostro locale per garantirci l’arrivo dei turisti. Però Torre Grande ha bisogno di cambiare pagina. Non si può continuare senza servizi».

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