La Nuova Sardegna

Oristano

Ricerca di idrocarburi, c’è un’altra richiesta per il mare sardo

di Enrico Carta
Ricerca di idrocarburi, c’è un’altra richiesta per il mare sardo

Arborea, dopo la Schlumberger si è rivolta al ministero una ditta norvegese

06 agosto 2014
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ORISTANO. Schlumberger non è sola. Sul mare sardo si affaccia anche la Tgs-Nopec Geophysical Company. Ai tedeschi si affiancano ora i norvegesi, ma non sono i tanto sospirati turisti del Nord Europa. Piuttosto che stare a pronunciare per intero il nome della società, si fa prima a spiegare che sul tavolo del ministero dell'Ambiente c'è una seconda richiesta di prospezione per la ricerca di idrocarburi nel Mar di Sardegna, nel tratto compreso tra le coste dell'Oristanese e le spagnole Baleari.

L'allarme viene lanciato dal comitato civico “No al progetto Eleonora” che sta estendendo il proprio impegno iniziato con la battaglia, tutt'ora in corso, contro l'ipotesi di trivellazioni nella zona di S'Ena Arrubia ad Arborea che la Saras vuole portare avanti per andare alla ricerca di gas per la produzione di energia.

Ma l'assalto al territorio è molto più ampio e va ben oltre i solidi confini della terraferma. Il 31 luglio la Tgs-Nopec Geophysical Company, che opera nel settore della ricerca e dell'estrazione degli idrocarburi, si è fatta avanti, chiedendo l'autorizzazione per la medesima zona che era finita tra gli obiettivi della Schlumberger. E identica è anche la tecnica che si vorrebbe utilizzare nell'area di ventimila e 890 chilometri quadrati delimitata dal ministero dello Sviluppo economico. La parola air-gun, letteralmente spari d'aria, è ormai entrata a far parte del vocabolario quotidiano non solo degli esperti, ma anche degli oppositori.

La ricerca delle fonti di energia avviene con la tecnica degli spari di aria compressa, che hanno un forte impatto sull’ambiente e sull'ecosistema marino. Non a caso la richiesta di prospezione inoltrata dalla Schlumberger e che si trova ora in fase istruttoria è stata sommersa da 373 documenti che contengono le osservazioni degli oppositori che si schierano invece dalla parte dell'Unione Europea, che proprio ieri ha dichiarato di voler utilizzare per il “Santuario dei cetacei” a poche miglia dalle coste sarde una parte sostanziosa dei 537 milioni destinati al fondo per gli affari marittimi e la pesca.

Di fronte al bis delle società di ricerca, il Comitato No al Progetto Eleonora chiede una decisa presa di posizione da parte delle istituzioni regionali. Si resta in attesa di quelli tecnici degli uffici della Regione, chiamati ad esporre le proprie deduzioni sul Progetto Eleonora della Saras. Durante la conferenza istruttoria della scorsa settimana, erano emersi numerosi elementi critici sul progetto. In tanti si aspettano un'immediata dichiarazione che blocchi sul nascere il progetto della società della famiglia Moratti. Sulla vicenda è intervenuto anche l'ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci: «Quando agli inizi di febbraio denunciammo il vergognoso decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, che dava il via libera alle trivellazioni di fronte alla coste della Sardegna qualcuno ironizzò e qualcun’altro ci accusò di fare propaganda elettorale». «Chiediamo alla Giunta - prosegue Cappellacci - di farsi parte attiva presso il Governo affinché la norma della vergogna sia modificata e non siano permesse attività simili nei pressi di coste di pregio, come le nostre».

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