La Nuova Sardegna

Oristano

Marceddì, l’equivoco mai chiarito del ponte vietato alle automobili

di Cristina Diana
Marceddì, l’equivoco mai chiarito del ponte vietato alle automobili

Terralba, convocato per venerdì un vertice al quale dovrebbe partecipare anche la Regione Il sindaco Piras: «La struttura ha una vitale importanza per l’economia della zona e per le borgate»

04 agosto 2014
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TERRALBA. Il ponte di Marceddì dev’essere aperto al traffico, ma solo nella piena legalità. Questo il desiderio espresso dall’amministrazione comunale, che, in accordo col consorzio pesca di Marceddì, gestore della peschiera e dunque anche del ponte, e il sindaco di Arbus, convoca per venerdì 8 agosto una conferenza di servizi per discutere della situazione sia pratica che normativa del ponte di Marceddì. Invitati alla conferenza, che si terrà alle 11 presso il museo del Mare a Marceddì, prefetti di Oristano e Cagliari, Capitaneria di porto di Oristano, assessorati regionali agli Enti locali, Lavori pubblici, Agricoltura e pesca, Ambiente, Province di Oristano e del Medio Campidano, tutti per comprendere quale futuro si riserva a questa struttura.

«La nota del 15 luglio della Regione richiama un problema ultraventennale mai affrontato seriamente – scrive il sindaco Pietro Paolo Piras –. È dal ‘93 che la guardia costiera di Oristano con un’ordinanza vieta il transito sul ponte agli autoveicoli, i Comuni di Terralba e Arbus hanno espresso varie volte le proteste della popolazione, chiedendo un ulteriore collaudo per rendere il ponte transitabile e derogando alla destinazione iniziale dell’opera».

Nonostante anche il Demanio sconsigliasse l’utilizzo “stradale” della peschiera a causa delle sollecitazioni alla struttura, la Regione nel 2002 scrive che si sarebbe verificata di concerto tra i vari assessorati la possibilità di destinare al manufatto anche ad altri usi. «Il ponte di Marceddì costituisce da sempre la principale via di collegamento tra le due sponde dello stagno, ed ha una vitale importanza sia per l’economia della zona che per le borgate a ridosso dello stesso come Sant’Antonio di Santadi, Pistis e Torre dei Corsari, interdire il passaggio sarebbe un colpo mortale per ogni sviluppo sociale ed economico – scrive Piras –. È tempo che stato di fatto e stato di diritto coincidano, se la Regione vuole davvero interdire il traffico deve farlo con adeguati mezzi e non chiedendo ai pescatori di fare da vigilantes per fermare fiumane di auto che non possono tornare indietro, se invece si vuole proseguire sulla linea di apertura dimostrata nel 2002 è necessario compiere un deciso passo in avanti».

Per questo si convoca la conferenza di servizi, per trovare una soluzione nella piena regolarità: «Il finanziamento della Regione di 2 milioni e 600 mila euro concesso nel 2004 per strada 3 e ponte conferma l’importanza di questa struttura per il collegamento con il territorio di Arbus e dal punto di vista tecnico il collaudo del 1994 non esclude che il ponte possa reggere a un traffico limitato. Anche perché è stato sottoposto in fase costruttiva al carico di mezzi pesanti, oltre che a vent’anni di traffico».

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