La Nuova Sardegna

Oristano

Uras, beffa dopo il ciclone Cleopatra

URAS. Attorno al terreno che hanno comprato nel settembre del 2013 è tutto costruito. Piccole e grandi villette, di fronte i campi da calcetto. Le scuole elementari e medie sono a pochi passi, così...

22 luglio 2014
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URAS. Attorno al terreno che hanno comprato nel settembre del 2013 è tutto costruito. Piccole e grandi villette, di fronte i campi da calcetto. Le scuole elementari e medie sono a pochi passi, così come la più grande struttura di ristoro e sportiva del paese. «Il certificato di destinazione urbanistica recita Zona B edificabile di completamento, ma noi la casa non ce la potremo fare». Pierluigi Spanu e Francesca Soru avevano progettato il loro nido d’amore nei minimi particolari, all’incrocio tra le vie Meucci e Marconi.

Con i risparmi di una vita della famiglia intera hanno comprato il terreno e fatto il progetto per la casa che li avrebbe dovuti accogliere dalla fine di quest’anno, a coronamento di un tanto atteso matrimonio, che ora però non celebreranno. Il ciclone Cleopatra ha spazzato via anche i loro progetti di una vita insieme, prima ancora che potessero tirare su le mura.

Qui, infatti, dopo l’alluvione è intervenuto il blocco alle costruzioni per rischio idrogeologico secondo il piano stralcio delle fasce fluviali e nessun mattone può essere posato per i prossimi 3 anni almeno. «Quando il rio Mogoro ha esondato attorno alle 16 del pomeriggio nella zona di sant’Antonio, le case e le aziende si sono allagate, ma nel lato più esterno della zona e nella principale via Marconi il livello dell’acqua si è assestato attorno alla sessantina di centimetri, con danni circoscritti per la maggior parte agli scantinati — raccontano i due — il nostro progetto già prima dell’alluvione prevedeva il rialzamento della casa di circa un metro dal livello della strada, dando una sicurezza in più». Una deroga è ciò che vorrebbero, con tutti i controlli del caso, per non essere costretti a continuare a vivere in affitto a due passi dal loro terreno senza poter vedere realizzata la loro casa. «Noi sappiamo bene la portata e la gravità di questa calamità naturale, ma l’alluvione ci ha tagliato le gambe in una maniera subdola e inaspettata, di cui peraltro nessuno ancora ha parlato — conclude la giovane coppia — non possiamo chiedere fondi per la ricostruzione perché abbiamo solo un progetto sulla carta. E non possiamo programmare nulla della nostra vita, perché non vogliamo vendere ora a prezzo stracciato ciò che abbiamo ottenuto coi sacrifici”. La beffa è stata per loro l’arrivo della prima rata dell’Imu: 90 euro.

Caterina Cossu

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