La Nuova Sardegna

Oristano

Nuovo cogeneratore, conferenza di servizi chiesta dall’impresa

di Claudio Zoccheddu
Nuovo cogeneratore, conferenza di servizi chiesta dall’impresa

Simaxis, polemico il comitato civico contrario all’iniziativa «Dopo il sequestro dell’impianto tornano alla carica»

22 luglio 2014
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SIMAXIS. Era da tempo che l’argomento non ritornava a galla. Nei giorni scorsi, però, una nuova puntata della storia del cogeneratore ha fatto capolino dal sito internet del Comune. L’impianto, sequestrato di carabinieri del Noe lo scorso 24 aprile, è ritornato d’attualità dopo che lo sportello unico per le attività produttive dell’Unione dei comuni della bassa valle del Tirso e del Grighine ha pubblicato una richiesta di convocazione per una conferenza di servizi arrivata da una delle due ditte che controllano il cogeneratore chiuso qualche tempo fa, la Groil Srl.

Gli impresari chiedono un parere preliminare sullo scarico al di fuori della fognature delle acque reflue che dovrebbero essere prodotte dall’impianto, quando e se entrerà in funzione. I sottoprodotti di origine animale, nelle intenzioni della ditta Groil, dovranno essere smaltiti nel canale che scorre a pochi metri dall’impianto e che poi si immette nel Tirso. Oltre al via libera per lo smaltimento dei residui del processo di cogenerazione, la Groil chiede che il suo impianto ottenga il riconoscimento comunitario per gli stabilimenti che trattano sottoprodotti di origine animale. Niente di strano, se lo stabilimento fosse in fase di costruzione. Il cogeneratore, invece, è già stato realizzato e gli abitanti di Simaxis hanno avuto modo di toccare con mano gli effetti collaterali prodotti dai comignoli che rilasciano nell’atmosfera i residui del procedimento di cogenerazione energetica. Per questo motivo, la convocazione diramata dal Suap ha riacceso la preoccupazione tra gli abitanti: «Mi sembra stano che siano tornati alla carica dopo quello che è successo», ha detto ieri Giampiero Deidda, il presidente del comitato civico che si è schierato, sin dal primo momento, contro il cogeneratore energetico, «purtroppo chiederanno il permesso di scaricare i resti delle loro lavorazioni nelle acque di un canale che, dopo qualche metro, sfocia nel Tirso». Un pensiero che preoccupa tanto quanto quelli che sono nati spontaneamente dopo l’accensione dell’impianto per un test. Pochi minuti di lavoro conditi da un olezzo terrificante che nessuno ha dimenticato. «La palla ora passa agli enti che saranno chiamati a esprimersi su questa possibilità. Siamo convinti che non si dimenticheranno che quelli che finiranno in acqua sono sottoprodotti di origine animale», ha detto ancora Diedda, «anche il sindaco dovrebbe fare la sua parte perché le sue decisioni sono vincolate dal principio di precauzione per la salute dei cittadini». Proprio dalla popolazione arrivano le richieste d’informazioni più dettagliate: «Il paese si sta interrogando. Questa richiesta non è passata inosservata e ha preoccupato i cittadini», ha concluso Deidda.

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