La Nuova Sardegna

Oristano

Il comitato: «Via le serre dall’area di S’Arrieddu»

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Il comitato: «Via le serre dall’area di S’Arrieddu»

La vittoria di fronte al Tar contro il mega impianto fotovoltaico: i ricorrenti chiedono che la Enervitabio smantelli l’intera opera abusiva

19 luglio 2014
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NARBOLIA. Il primo scenario ipotizzabile potrebbe essere la demolizione, ma non può essere escluso che la centrale fotovoltaica di S’Arrieddu possa eventualmente passare nelle mani del Comune di Narbolia. Una cosa è sicura: l’ordinanza del Tar, secondo i ricorrenti, è pienamente esecutiva e determina l’obbligo di smantellamento dell’impianto. La sentenza dei giudici ha confermato che l’impianto è abusivo perché le autorizzazioni, sia quelle comunali che regionali non erano regolari e il progetto andava assoggettato anche alla valutazione di impatto ambientale.

L’altra certezza è che ora la società cinese Enervitabio ricorrerà sicuramente al Consiglio di Stato per evitare lo smantellamento dell’impianto. Le motivazioni della sentenza del Tar sono state spiegate dall’Adiconsum, dal comitato S’Arrieddu, da Italia Nostra e dal Wwf. Il presidente regionale di Adiconsum, Giorgio Vargiu, ha ripercorso le tappe della lunga vicenda nata con la nascita del comitato per S’Arrieddu. «La sentenza acquista un valore anche sulle altre vertenze in atto – ha osservato Pietro Porcedda –, un invito alle altre amministrazioni a resistere contro queste iniziative che nascono solo a fini speculativi. Anche sulla base della sentenza abbiamo proposto alla giunta regionale non solo lo stop di tutte le iniziative in atto, ma di predisporre un piano che regoli il settore energetico».

Per Italia Nostra è stata la vittoria dei cittadini: «I giudici del Tar hanno motivato la sentenza non per una ragione meramente urbanistica – ha spiegato Giuliano Bullegas, presidente regionale di Italia Nostra –, ma per gli aspetti legati all’ambiente. Quell’impianto rappresentava un grave pericolo per il territorio, così come erano tante le perplessità su un impianto industriale ubicato in una zona agricola». Oggi, secondo Italia Nostra ci sono in Sardegna diecimila ettari di impianti fotovoltaici e rischiano il raddoppio nei prossimi dieci anni.

Sui dettagli della vertenza è entrato invece il referente regionale energia del Wwf. «Il giudice – ha spiegato Marco Gargiulo – ha puntato la propria lente sugli effetti che la struttura industriale può determinare, applicando la Convenzione di Aarhus. Il ricorso al Tar decorre dal momento in cui i soggetti potenzialmente interessati abbiano avuto effettiva contezza di tutte le fasi della procedura. Come dire che le procedure di questo tipo vengono spesso oscurate e le associazioni ambientalistiche le conoscono solo a cose fatte».

Giorgio Vargiu, presidente di Adicomsum ha, infine, ribadito che le sinergie tra le associazioni di tutela e le popolazioni possono competere ad armi pari con le multinazionali che continuano ad usufruire di incentivi speculando sulla pelle dei sardi. Per l’avvocato Paolo Pubusa, la decisione ha travolto i provvedimenti adottati dal Comune e dall’assessorato regionale dell’Agricoltura allora guidato dall’oristanese Oscar Cherchi. «Le procedure che hanno permesso di realizzare un impianto di grande impatto ambientale erano illegittime – ha spiegato il legale – . È quindi probabile che la EnervitaBio, debba sgomberare quell’area. La sentenza ha riconosciuto che i provvedimenti dovevano essere adottati dalla Regione, non dal Comune».

Ora si attende anche la decisione della Regione. Per Giorgio Vargiu un eventuale ricorso ne ammetterebbe la complicità. Il sindaco di Narbolia, Maria Giovanna Pisanu, non ha voluto commentare la sentenza del Tar, in attesa degli atti ufficiali del consiglio comunale.

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