La Nuova Sardegna

Oristano

L’appello: «Stop all’assalto all’energia»

di Enrico Carta
L’appello: «Stop all’assalto all’energia»

Rappresentanti di 47 associazioni chiedono a Pigliaru la moratoria sui progetti per gli impianti di produzione ed estrazione

08 luglio 2014
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ORISTANO. Ambiente, salute, lavoro e benessere sociale. Ma a queste quattro parole che si devono obbligatoriamente sposare, i rappresentanti di 47 associazioni, riunite nel Comitato sardo “Non bruciamoci il futuro” e dei comitati sardi InRete, ne aggiungono una quinta. È «moratoria» ed è ben più di una parola. È una richiesta che viene fatta direttamente al presidente della giunta regionale, Francesco Pigliaru, affinché imponga lo «stop immediato delle procedure di autorizzazione per tutti i nuovi progetti di impianti di produzione di energia da combustione; lo stop immediato al nuovo Piano energetico ambientale approvato dalla giunta Cappellacci e la rimodulazione dei Paes nel rispetto della sostenibilità ambientale e territoriale; la difesa delle prerogative della Regione e il rafforzamento in materia legislativa concorrente, nella gestione dell’ambiente e delle fonti energetiche messe in discussione dal Decreto Destinazione Italia».

Una lettera molto dettaglia, che contiene tante osservazioni e alla quale hanno aderito senza pensarci due volte anche sei associazioni della nostra provincia, dove l’assalto ai terreni e persino al mare va avanti da diversi anni, anche se per ora è sempre stato respinto. Tra i 46 che hanno firmato il documento ci sono le associazioni o i comitati S’Arrieddu di Narbolia, che combatte contro l’installazione del mega impianto fotovoltaico; il Comitato per la tutela e lo sviluppo di Torregrande che si oppone al progetto di investimento turistico e immobiliare della Ivi Petrolifera; il Comitato No al progetto Eleonora che osteggia la Saras e le sue ambizioni di trivellare la zona di S’Ena Arrubia ad Arborea in cerca del gas; il comitato bosano Salviamo Tentizzos, preoccupato per i metri cubi di cemento e i campi da golf nell’omonoima zona; il gruppo di informazione indipendente InBosa tra i promotori della crociata contro le ricerche di idrocarburi nel mare dell’Oristanese a poca distanza dalla costa; e il Comitato Acqua bene comune per la Planargia e il Montiferru sempre in prima linea per le battaglie nel nome dell’ambiente e del sociale.

Ci sono anche loro tra i promotori della marcia in programma domani a Cagliari per fermare la «schizofrenica politica industriale tesa a trasformare la Sardegna in una piattaforma energetica per progetti di sviluppo esterni all’isola e in centro di commercio, stoccaggio o smaltimento di merci, di fonti energetiche e di rifiuti prodotti altrove, anche mediante l’accaparramento delle migliori terre a preminente vocazione agricola, con la conseguente ulteriore marginalizzazione delle tradizionali attività agro-pastorali». Di fronte a questa situazione, il silenzio della Regione non piace. Anzi preoccupa.

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