La Nuova Sardegna

Oristano

Siamo sempre più poveri e più vecchi

di Michela Cuccu
Siamo sempre più poveri e più vecchi

Radiografia impietosa nell’analisi di Crenos e Camera di commercio sullo stato di salute del sistema imprenditoriale

07 giugno 2014
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ORISTANO. Una provincia sempre più povera e vecchia: è un quadro a dir poco impietoso quello tracciato dal Crenos che, nell’annuale radiografia dell’economia del territorio ha rivelato come la crisi, da queste parti, abbia fatto praticamente tabula rasa. Provincia più povera in assoluto in Sardegna, ma anche a livello nazionale le cose non vanno meglio. Nell’arco di appena quattro anni in termini di valore aggiunto pro capite prodotto Oristano è precipitata al 99° posto su 110 province italiane, ben quattro posizioni in meno rispetto al 2009.

Ieri mattina, in occasione della 12esima Giornata dell’Economia, l’analisi strutturale della ricchezza prodotta nel territorio è stata presentata nella sede della Camera di Commercio. Dopo i saluti del presidente, Pietrino Scanu e una introduzione del segretario generale, Enrico Massidda, Margherita Meloni, componente del gruppo di lavoro del centro di ricerca Crenos, ha illustrato i risultati di una ricerca che traccia una situazione economica del territorio che, per usare un eufemismo, si potrebbe definire a tinte cupe.

Gli anni della crisi hanno avuto un effetto disastroso in ogni settore economico dell’Oristanese, con un gap nel computo della ricchezza pro capite rispetto alla media regionale che si è acuito a partire dal 2008, passando da 2.500 euro del 2007 a 4.427 in sfavore nel 2013. Il raffronto con il dato nazionale è anche peggiore: 9.500 di gap nel 2013, mille in più rispetto al 2007.

Sono questi anni di crisi caratterizzati da una fortissima mortalità delle imprese, scese nel 2013 a 14.573 contro le 14.742 del 2012. Continua invece ad essere l’agricoltura il comparto dominante dell’economia, attestandosi al 35 per cento dell’intero sistema economico provinciale. E la zootecnia, comunque colpita dalla crisi, con il 39 per cento del valore attuale a rappresentare la fetta più importante in termini monetari, pari a 146milioni di euro prodotti nel 2012.

L’industria invece continua ad avere una incidenza percentuale relativamente marginale anche rispetto al settore dei servizi.

Confermati gli effetti della crisi anche nel settore delle costruzioni: nel 2012 le imprese attive erano 1.713, scese a 1.643 in appena dodici mesi. Una lieve crescita, pari allo 0,5 per cento, si è invece riscontrata nel settore dei servizi che detiene il 45 per cento delle imprese operanti in tutta la provincia. È il commercio al dettaglio il settore che occupa maggiori spazi, pari al 16 per cento di tutto il comparto produttivo territoriale. Ancora limitato invece, risulta il ruolo delle imprese turistiche e dei servizi connessi. Una eccezione è per il settore della ristorazione, in leggero aumento rispetto al 2012.

Il Crenos conferma un ulteriore dato in negativo: il decremento del numero dei giovani imprenditori è pari al 30 per cento. Il settore più colpito, con un calo percentuale del 38,2 è quello delle costruzioni, seguito con brevissimo distacco, 36,3 per cento dal manifatturiero mentre la mortalità di imprese giovanili nelle attività di noleggio, agenzie e servizi di supporto alle imprese è stata addirittura del 46 per cento. Le donne che fanno impresa sono invece in crescita. Un aumento percentuale non eccezionale, pari al appena lo 0,6, con segnali positivi dai settori delle attività finanziarie, assicurative e immobiliari (aumentate del 22 per cento) e dei servizi di alloggio e ristorazione, cresciuti del 3,4 per cento. Donne imprenditrici in aumento anche nel commercio, con una crescita dell’1,2 per cento.

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