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L’odissea di una cagnetta investita e ostaggio della legge

L’odissea di una cagnetta investita e ostaggio della legge

TERRALBA. Una cagnetta bisognosa di cure al centro di una contesa. L’associazione di tutela animali Anta, chiede chiarezza sulla vicenda di Lea, un cane di a una famiglia terralbese, ora portato...

05 giugno 2014
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TERRALBA. Una cagnetta bisognosa di cure al centro di una contesa. L’associazione di tutela animali Anta, chiede chiarezza sulla vicenda di Lea, un cane di a una famiglia terralbese, ora portato fuori dalla Sardegna.

Tutto inizia un mese fa. «La cagnetta ai primi di maggio esce dal cancello con un altro cane. Mentre quest’ultimo è rientra a casa, di Lea non ci sono tracce – spiegano i volontari dell’Anta –. La famiglia inizia le ricerche e avverte l’associazione».

A un certo punto arriva un’importante informazione. «Il 9 maggio scopriamo, tramite la pagina Facebook di una clinica veterinaria, che Lea era stata recuperata il 6 maggio, dopo essere stata investita a Marrubiu. L’avevano soccorsa gli addetti del servizio veterinario dell’Asl e portata in una clinica convenzionata – spiegano dall’Anta –. Da lì è stata inviata fuori Sardegna tramite un’altra associazione per le cure e un’adozione».

Qui nascono le perplessità dei volontari: «Le spese di trasporto del cane sono state pagate con il consenso delle autorità, ma nel frattempo i proprietari si sono attivati per contattare la clinica e l’associazione affidataria chiedendo di avere indietro il cane. Si sono inoltre rivolti alle autorità mostrando il libretto del cane e chiedendo il loro intervento. Ma non abbiamo avuto risposta. Anzi, molti sono stati gli interventi per scoraggiare la famiglia a richiedere il cane».

Per questo l’Anta chiede l’intervento dell’Asl, del Comando di polizia municipale dell’Unione dei Comuni del Terralbese e dei sindaci: «Lea deve tornare alla sua famiglia. La legge prevede che i cani vaganti catturati, solo se non reclamati entro sessanta giorni, possono essere ceduti a privati o ad associazioni. Il cane infatti è privo di microchip, ma la famiglia ne ha rivendicato la proprietà, si è assunta le responsabilità delle cure e pagherà le sanzioni per la mancanza del microchip».

La vicenda ha coinvolto tante persone desiderose di conoscere il destino della cagnetta, e la clinica veterinaria puntualizza: «È arrivata da noi, dopo essere stata investita. Era in gravissime condizioni, con la colonna spezzata. Pensavamo sarebbe morta, invece si è ripresa, ma è rimasta paralizzata, solo che non avendo microchip è stata considerata una randagia». Il suo destino era quindi un canile. «Un cane paralizzato non fa una bella vita in canile, perciò ci è sembrato un miracolo quando un’associazione si è offerta di pagare le spese e fare cure più mirate. Dietro nostra consulenza le autorità hanno disposto l’affido sanitario – spiegano dalla Clinica –. Se avessero chippato il cane o denunciato la scomparsa questo non sarebbe accaduto, abbiamo saputo che aveva proprietari solo dopo che era già partita per le cure».

Cristina Diana

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