La Nuova Sardegna

Oristano

I quattro ribelli non vanno in Consiglio

di Enrico Carta
I quattro ribelli non vanno in Consiglio

I consiglieri Pd che contestano Tendas non saranno in aula: chiedono l’azzeramento della giunta. La replica: «Non cambio»

20 maggio 2014
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ORISTANO. S’ode a destra uno squillo di tromba. Da sinistra risponde uno squillo. Anche se il rumore appare ben più sordo e somiglia a quello delle cannonate. Una bordata arriva dai quattro consiglieri del Pd e dalla segreteria cittadina, la replica la sparano il sindaco e il resto della maggioranza in un’altra giornata di ordinaria battaglia politica all’interno del centrosinistra.

Gli schieramenti ormai sono due e stranamente usano la stessa parola d’ordine. Il termine «ricatto» esce dalla bocca di Giuseppe Obinu, capogruppo dei consiglieri ribelli che non amano essere chiamati tali, e al pari dalla bocca del sindaco. Ma ovviamente da posizioni diametralmente opposte. Il primo cittadino ruba la scena alla discussione politica solo in serata, per il resto della giornata sul palcoscenico si sono mossi gli oppositori della linea amministrativa di Guido Tendas.

E visto che si viaggia per parole d’ordine, la prima che salta fuori è «Azzeramento». In via Canepa siedono, l’uno accanto all’altro, poi coadiuvati dall’intervento del segretario provinciale Gianni Sanna, sia Giuseppe Obinu che il segretario cittadino del partito, Momo Tilocca. Il discorso, per quanto ingarbugliato possa apparire dall’esterno, dicono sia semplice: «Il sindaco azzeri la giunta, poi si vede il da farsi e si parlerà di nomi». Il capogruppo Giuseppe Obinu, che assieme a Valerio Spanu, Lucia Mocci e Alberto Granese aveva disertato la seduta di Consiglio di giovedì scorso, esordisce: «Abbiamo raccolto il grido di dolore della città e non possiamo restare indifferenti. Siamo orgogliosi delle tante cose fatte, vogliamo che il sindaco rimanga al suo posto perché è il nostro sindaco, ma servono dei cambi».

E così Momo Tilocca rafforza il pensiero: «Non badiamo ai destini personali, ma a quelli della città e, dal momento che siamo indietro rispetto al programma, servono persone capaci che possano fare meglio». E, giusto per gradire, ieri tutti e quattro i consiglieri “ribelli” hanno evitato la riunione di maggioranza, ma, fatto ben più significativo, si terranno alla larga dal consiglio comunale in programma questo pomeriggio.

L’ultimo segnale tutt’altro che fumoso arriva dal segretario provinciale Gianni Sanna, il quale ha certezze e le esprime senza preoccupazioni: «Sono sicuro che il sindaco si muoverà in sintonia con il Pd. È naturale che sia arrivato il momento di fare un gesto di discontinuità e per farlo ci vuole un cambio di assessori».

Ma nessuno fa nomi. Anche se poi le critiche investono un po’ tutti da Giuseppina Uda a Salvatore Scintu, da Maria Obinu a Efisio Sanna a Filippo Uras. Peraltro non tutti espressione del Pd.

E il sindaco? Rispolvera la parola d’ordine e dice che non cede ai «ricatti». Ribadisce la fiducia agli assessori, incassa quella del resto della coalizione e ribalta il ragionamento. Sarà anche vero che i quattro rappresentano la maggioranza del Pd che conta sei consiglieri, ma altrettanto non vale se si conta l’intera maggioranza fatta di sedici consiglieri. E allora si aspetta. Ad esempio il vertice mattutino tra Guido Tendas e il segretario provinviale Gianni Sanna. Sempre che qualcosa di nuovo venga fuori. La guerra lampo si trasforma in guerra di logoramento? Prima o poi una delle due trincee verrà sfondata.

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