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Preoccupazione dell’azienda: «Un’azione inspiegabile»

Preoccupazione dell’azienda: «Un’azione inspiegabile»

NARBOLIA. I responsabili dell’impianto non nascondono la preoccupazione e non si spiegano i motivi di questo gesto. Esprime preoccupazione Damiano Aresu, agronomo e responsabile delle coltivazioni...

30 aprile 2014
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NARBOLIA. I responsabili dell’impianto non nascondono la preoccupazione e non si spiegano i motivi di questo gesto. Esprime preoccupazione Damiano Aresu, agronomo e responsabile delle coltivazioni ortofrutticole impiantate nelle serre: «Fino ad ora – dice – è stata fatta confusione su alcuni punti importanti che riguardano la struttura. La Enerpoint non è la proprietaria dell’impianto, ma la società che lo ha realizzato e che gestisce la manutenzione. La proprietà è della cinese Enervitabio».

L. I. traduttrice e dipendente della società, conferma: «I proprietari sono molto preoccupati per l’accaduto. Io vivo qui e parlo con le persone del paese e nessuno ha mai mostrato ostilità. Anzi, molti mi chiedono se c’è possibilità di lavoro: abbiamo mazzi di curricula».

In paese, qualche giorno fa, si è diffusa la voce che l’azienda fosse in procinto di licenziare i dipendenti, 24 in tutto (di cui 22 locali), in scadenza di contratto. «Non c’è niente di vero – afferma L. I. –. A maggio è vero che scade il contratto, ma sarebbe stato rinnovato regolarmente». Circostanza confermata anche da Carlo Puggioni, narboliese, dipendente della Enervitabio da oltre due anni. «Quei contratti vengono rinnovati – dice Pietro Porcedda, portavoce del comitato contro s’Arrieddu –, ma non alle stesse persone».

Qualche tempo fa Luigi Ledda, dell’università di Sassari, ha presentato uno studio secondo il quale in quelle serre non si potrebbe coltivare nulla perché le celle fotovoltaiche non sarebbe orientate in modo da far prendere il sole direttamente alle colture. «Qui – precisa Aresu - produciamo ortaggi, verdure, uva da tavola, pesche, pere, mele, susine e aralia, un’erba che serve a confezionare le composizioni floreali. I nostri prodotti vengono venduti nei supermercati della provincia. Questo mi pare smentisca le conclusioni dello studio di Ledda».

Secondo Porcedda, invece, le coltivazioni non sono altro che fumo negli occhi: «Circa 6 milioni di euro di incentivi statali più 3 e mezzo dalla vendita della corrente all’Enel all’anno per vent’anni qualcosa significherà. Senza considerare che 64 ettari di terra sono stati sottratti all’agricoltura e all’economia del paese».

Piero Marongiu

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