La Nuova Sardegna

Oristano

Pensioni da fame: l’assegno medio è di appena 600 euro

di Michela Cuccu
Pensioni da fame: l’assegno medio è di appena 600 euro

I dati allarmanti del sindacato di categoria della Cgil Su 163.079 abitanti gli occupati sono appena 50mila

22 aprile 2014
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ORISTANO. Vivere sotto la soglia di povertà. Succede a migliaia di pensionati della provincia di Oristano, dove, si registra il primato degli assegni previdenziali più bassi in Sardegna. I pensionati del territorio, 58mila 84, ricevono in media un assegno mensile inferiore ai 600euro. Situazione grama per loro, se si considera che negli anni, il potere d'acquisto delle pensioni è sceso del 33 per cento.

È la denuncia, drammatica, di Pietro Contu, di recente riconfermato alla guida dello Spi Cgil. L'analisi dei redditi dei pensionati dell'Oristanese è a dir poco impietosa. Sono le cifre a non lasciare spazio ai commenti, se si considera che in provincia, le pensioni di vecchiaia sono 20.220, con una media di 853euro mensili; 10mila 648 sono invece le pensioni di invalidità, con assegni mensili che in media non raggiungono i 444euro. Appena 500euro è invece la media dell'assegno mensile che ricevono gli oltre 10mila 500 titolari di pensione di reversibilità; ma a stare decisamente peggio sono coloro che ricevono la pensione sociale: 356euro al mese.

«Un terzo dei pensionati del territorio vive con meno di 500euro al mese, chiaramente insufficienti per un'esistenza dignitosa». Eppure di pensioni si vive da queste parti, se si considera che il saldo fra occupati e pensionati è negativo. Già, in questa provincia, su 163.079 abitanti, gli occupati sono appena 50mila (contro i 58mila pensionati), a questo va aggiunto l'alto numero di lavoratori precari mentre si stimano almeno 20mila lavoratori “in nero”.

«Sembra incredibile ma in un territorio pieno di potenzialità come questo, il reddito pro capite è fermo a 8mila 364 euro all'anno – prosegue Contu –. Per i pensionati poi, fra aumento delle imposte e calo se non scomparsa di servizi essenziali, la situazione si sta facendo a dir poco critica».

Le proposte, scaturite dal recente congresso della Spi (i cui lavori sono stati conclusi da Francesco Coghene, segretario regionale del sindacato recentemente scomparso), categoria che con 8.293 tesserati rappresenta il 65 per cento degli iscritti nella Cgil, puntano verso la riapertura della vertenza per il rilancio dell'economia nel territorio, ma anche su contrattazioni locali, con le Amministrazioni comunali, ad esempio, per migliorare i servizi alle persone, ad esempio quelli domiciliari e per i disabili e ridurre le imposte, come.

Impegni che saranno presto affrontati dai 33 componenti del nuovo direttivo, composto oltre che da Pietro Contu anche da Antonio Trudu, Antonietta Fancello, Salvatore Fois, Adriana Marini, Vincenzo Mannu, Anna Rita Fois, Maria Giovanna Deriu, Gianni Pisci, Damiana Marras, Severino Ara, Maria Mameli, Giovanni Ignazio Chessa, Rita Vinci, Francesco Pirrera, Maria Dolores Coni, Bernuccio Maccioni, Maria Cauli, Pier Paolo Melis, Giampaolo Marras, Diana Lilliu, Bruna Carta, Domenico Cuozzo, Rita Carrus, Mario Manunta, Giuliano Uras, Agnese Cotza, Ezio Floris, Aurica Vieriu, Irene Nonnis, Emilio Lutzu, Mario Corona e Luigia Lutzu.

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