La Nuova Sardegna

Oristano

SENEGHE

I cacciatori: vile uccisione del cinghialetto

SENEGHE. Il barbaro gesto commesso da due bracconieri a Seu, che hanno sgozzato un cinghialetto divenuto la mascotte della località marina del cabrarese, ha indignato un po’ tutti, ma in particolare...

18 aprile 2014
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SENEGHE. Il barbaro gesto commesso da due bracconieri a Seu, che hanno sgozzato un cinghialetto divenuto la mascotte della località marina del cabrarese, ha indignato un po’ tutti, ma in particolare proprio i cacciatori che lo ritengono un gesto ignobile, soprattutto perché l’animale viveva praticamente in simbiosi con l’uomo e di lui si fidava.

«Qualcuno si meraviglierà che siano proprio i cacciatori a ritenere vile e miserabile il gesto compiuto da chi ha ammazzato il cinghialetto. Se così fosse, non sa che i primi a difendere la fauna selvatica siamo noi cacciatori. Una cosa è sparare ai cinghiali nel loro ambiente naturale durante l’apertura della caccia, altra cosa è uccidere un animaletto che si fidava e per questo non si poteva difendere neppure con la fuga».

Nel piccolo centro del Montiferru la condanna verso chi ha ammazzato vigliaccamente l’animale è unanime e senza appello e arriva dai cacciatori di tutte le compagnie che esercitano la caccia, in autogestita e fuori.

Stesso discorso per i cacciatori delle compagnie di Santu Lussurgiu, Scano Montiferro, Bonarcado e Cuglieri. Per tutti si è trattato di un gesto deprecabile, e tutti si augurano che gli autori della vigliaccata vengano puniti severamente per quello che hanno fatto.

Peccato che la fine del cinghialetto dell’oasi di Seu non serva da lezione agli altri animali che si avvicinano troppo all’uomo. Certo è che se potessero cogliere la morale circa la sorte avuta dalla mascotte di Funtana, forse capirebbero che dell’uomo fidarsi è bene, non fidarsi però è meglio.

Piero Marongiu

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