La Nuova Sardegna

Oristano

Nascosto e dimenticato: il tesoro di Santa Barbara

di Claudio Zoccheddu
Nascosto e dimenticato: il tesoro di Santa Barbara

A Villanova Truschedu c’è uno dei nuraghi più belli e meglio conservati Peccato che le indicazioni per raggiungerlo scarseggino e pochi lo conoscano

11 aprile 2014
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VILLANOVA TRUSCHEDU. Trovarlo al primo colpo è quasi impossibile. Il nuraghe Santa Barbara, una vera e propria gemma dell’archeologia sarda, è disperso nelle colline del Barigadu dalla notte dei tempi, da quando era il centro fortificato di un villaggio nuragico abitato fino all’alto medioevo. Poi se ne sono perse le tracce, al punto che per un lungo periodo della sua storia recente era stato trasformato in un ovile.

Una fine poco dignitosa per una struttura che è tra le meglio conservate del suo genere, basti pensare che la camera della torre centrale è integra e misura sette metri e mezzo: una delle sale più grandi e affascinati di tutti i nuraghi della Sardegna.

Il complesso di Santa Barbara, invece, non è stato nemmeno iscritto al circuito dei nuraghi e per scoprire la informazioni che lo riguardano è necessario rivolgersi alla Rete. Nel sito archeologico, infatti, non c’è traccia di pannelli informativi e di altri sistemi che possano guidare una visita, anche improvvisata.

Dunque, non c’è alcun modo per scoprire che si tratta di un nuraghe complesso, scavato da Antonio Taramelli nel 1915, formato da una torre principale troncoconica, un cortile scoperto e una torre secondaria. Dentro le due torri ci sono due camere circolari con volta a cupola perfettamente conservate fino alla sommità.

In altre parole, un piccolo tesoro che, però, non è mai uscito dal circuito degli addetti ai lavori, eccezion fatta per il trenino turistico che accompagna qualche visitatore fino alla collina del nuraghe durante la sagra degli asparagi.

«Sono in carica dal 2005 e da allora abbiamo provato a fare qualcosa per valorizzare il complesso di Santa Barbara – spiega Claudio Palmas, primo cittadino di Villanova Truschedu –. Innanzi tutto abbiamo realizzato la strada nonostante ci sia un contenzioso tra i proprietari delle terre che confinano con quella del nuraghe. Poi abbiamo creato un parcheggio e sistemato la segnaletica».

Uno dei tasti dolenti, però, sono proprio le indicazioni: «Ce ne sono tre, uno per chi arriva da Fordongianus e due sulla strada per Zerfaliu». Fuori dal circondario non c’è nessuna traccia di Santa Babrara: «Ne siamo consapevoli, così come sappiamo che il nostro territorio è ricco di testimonianze archeologiche. Noi ci proviamo, attraverso la Consulta dei giovani abbiamo organizzato un concertino in occasione della Festa della musica e concediamo la struttura agli appassionati archeoastronomia in corrispondenza degli equinozi e dei solstizi”. Una collaborazione che ha fruttato la nascita di una pagina Facebook che conta 113 contatti. Molti di più di quelli che seguono il nuraghe Zoppianu, un’altra gemma (ancora da scavare), che sono appena 18. Insomma, un tesoro per pochi intimi che meriterebbe ben altre attenzioni.

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