La Nuova Sardegna

Oristano

Il Comitato boccia Tendas e la Ivi

di Enrico Carta
Il Comitato boccia Tendas e la Ivi

Contestato durante un’assemblea il progetto di sviluppo turistico e immobiliare e i campi da golf nella pineta

05 aprile 2014
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ORISTANO. Cento e anche più. Erano i componenti del Comitato per la tutela e lo sviluppo di Torregrande. Erano i rappresentanti del Gruppo di intervento giuridico e di altre associazioni ambientaliste. Erano gli attivitsti del movimento Cinque Stelle. Erano gli esponenti di ProgReS. Erano anche dei semplici cittadini e in mezzo a loro, ma in misura certamente inferiore – fatto prevedibile – anche persone favorevoli al progetto della Ivi Petrolifera.

Le contestazioni al progetto sono varie e raccolgono insieme argomenti di tipo ambientalista, giuridico, economico, culturale. O anche di sistema, tanto che le prime parole del moderatore e ispiratore dell’assemblea, Gabriele Calvisi, sono andate contro l’economia liberista. È quella che avrebbe indirizzato le scelte del consiglio comunale e, in particolare, della giunta Tendas sino al voto favorevole alla variante al Piano urbanistico comunale che consentirà all’Ex Sipsa di avviare l’investimento turistico e immobiliare che porterà campi da golf, alberghi, residence e anche villette private all’interno del primo tratto di pineta, se la si guarda dal fiume Tirso.

Sul palco dell’aula magna del liceo scientifico, si sono poi succeduti gli interventi di Luciana Miglior, di Franco Sotgiu, di Gianluigi Deiana, di Stefano Deliperi e di Mauro Gargiulo. Ad uno ad uno, hanno snocciolato i perché del «no», che nascono prima di tutto dall’esigenza di difendere un patrimonio ambientale pubblico unico per la città. E quei no si sono consolidati nelle convinzioni degli oppositori, quando hanno allungato lo sguardo sulle numerose biodiversità dell’area – non solo i pini, ma anche le orchidee, i funghi, persino i tanto vituperati fichi d’India – che verrebbero spazzati via dalla nascita dei campi da golf e dall’intero investimento turistico e immobiliare.

Ma è il fatto che una proprietà pubblica passi nelle mani di privati per quasi un secolo ad indignare di più. Per tutti le cessioni previste dal Comune e dal Consorzio di Bonifica, rispettivamente per un milione e duecentomila euro e per 35mila euro l’anno per venticinque anni, sono la vera pietra dello scandalo. La paura è di aver dato ad un prezzo infimo un terreno sul quale nessuno potrà più poggiare il piede se non ospite dell’albergo o associato al nascituro golf club.

Il resto è legato alla sbandierata inaffidabilità della Ivi Petrolifera. Il dito puntato è contro quell’azienda che di quel tratto di pineta ha fatto un luogo altamente inquinato. Dapprima vi fece nascere la raffineria, successivamente vi accumulò i rifiuti ospedalieri e ora, per gli oppositori del progetto, si sta prendendo ciò che ha deturpato impunemente. Come diceva Dante, anche il «modo offende» il Comitato e gli ambientalisti, perché il mancato coinvolgimento della collettività di fronte alle scelte del consiglio comunale – sebbene ci sia stata un’assemblea pubblica in Comune – viene ritenuto un errore gravissimo.

In tanti hanno voluto ribadire che si sta decidendo il futuro di quattro generazioni e che per questo motivo non ci si doveva rinchiudere nelle sole stanze amministrative per una decisione così importante. E mentre nella sala si parlava al microfono, il coordinamento di ProgReS aveva già scelto la via più breve del comunicato stampa per esprimere a sua volta il proprio forte disappunto, condannando la «speculazione edilizia», che verrebbe per giunta portata avanti con procedure errate.

In mezzo alle critiche, seduto in una poltroncina al centro della tribunetta, il sindaco Guido Tendas ha preso appunti. Più di una volta ha scosso la testa poi ha chiesto la parola, per raccontare una verità opposta a quella del comitato e degli oppositori. Intanto, mentre le parole volavano nella sala, l’elefantiaca macchina burocratica deve ancora muovere tantissimi passi decisivi. Il dibattito è in corso, ma prima di vedere le ruspe passeranno mesi. Sempre che le norme non costringano tutti a fare marcia indietro.

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