La Nuova Sardegna

Oristano

Seneghe, il fronte anti geotermia si rafforza a Roma

di Piero Marongiu

ORISTANO. Dal convegno indetto a Roma dalla Rete nazionale “No alla geotermia elettrica”, al quale hanno partecipato anche i sindaci di Seneghe, Antonio Luchesu, e di Santu Lussurgiu, Emilio Chessa,...

09 marzo 2014
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ORISTANO. Dal convegno indetto a Roma dalla Rete nazionale “No alla geotermia elettrica”, al quale hanno partecipato anche i sindaci di Seneghe, Antonio Luchesu, e di Santu Lussurgiu, Emilio Chessa, sui cui territori ricade il progetto per la ricerca di risorse geotermiche denominato Cuglieri, si evincono numerosi elementi che contribuiscono a far aumentare la preoccupazione dei cittadini circa i rischi insiti nel progetto.

Dagli specialisti e dalle relazioni dei rappresentanti dei comitati sorti in molte regioni per dire no alla geotermia, sono emersi alcuni punti importanti e alcune richieste per il governo. «Uno dei principali problemi da affrontare – spiegano gli organizzatori – è quello dell’esistenza di un dogma culturale, dovuto a scarsa conoscenza sia nell’opinione pubblica che negli ambienti della pubblica amministrazione, secondo il quale la geotermia è sempre pulita, rinnovabile, sostenibile. Un dogma alimentato dal circuito degli imprenditori attratti esclusivamente dagli incentivi statali, e fideisticamente accettato da molti ambienti governativi senza veri approfondimenti. La ricerca scientifica mondiale e l’esperienza maturata sul campo mostrano che la geotermia non è affatto sempre pulita, rinnovabile, sostenibile. Lo è solo in determinate condizioni, che dipendono dalla tecnologia impiegata e dalla specificità del territorio nel quale la si vuole usare. Ogni caso va esaminato a parte, con appropriata attenzione e grandissime cautele». Le conclusioni a cui sono giunti i relatori non lasciano dubbi circa i danni che i metodi di estrazione dell’energia geotermica possono causare all’ambiente e ai cittadini.

I dati forniti sull’Amiata, dove vengono utilizzate vecchie tecnologie con emissioni a cielo aperto, dicono che queste sono state nefaste per i cittadini e per l’ambiente di quelle zone. L’uso delle nuove tecnologie a ciclo chiuso, pur evitando l’emissione di veleni nell’aria, presenta altre criticità come il basso rendimento a fronte di enormi incentivi, rischi di sismicità, fenomeni di subsidenza, inquinamento delle falde acquifere, forti impatti sui territori e pochissimi posti di lavoro.

«Chiediamo al governo – conclude la nota – una moratoria che sospenda il piano geotermico e i relativi incentivi, consenta di ripensare la sua economicità, di valutare bene le criticità e gli impatti delle varie tecnologie impiegate, adeguare la normativa in modo conseguente, mappare il territorio decidendo le zone di esclusione, dove gli impianti presentano rischi eccessivi».

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