La Nuova Sardegna

Oristano

Alla ricerca dell’animale più bello

di Piero Marongiu
Alla ricerca dell’animale più bello

Nel corso degli anni ci si è orientati sui purosangue inglesi, più imponenti e veloci, trascurando gli anglo-arabi più duttili

02 marzo 2014
3 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. Parlando di Sartiglia non si può non riconoscere la giusta importanza a un protagonista indiscusso, senza il quale la rappresentazione non potrebbe essere messa in scena: il cavallo. Un elemento insostituibile, la cui forza affascina, la cui perfezione muscolare suscita ammirazione.

Nei ricordi dei più anziani, che costituiscono la vera memoria storica della Sartiglia, il cavallo, con il suo supporto alle attività lavorative, contribuiva al benessere della famiglia. «Capitava – dice un vecchio sartigliante – che al mattino venisse utilizzato nell’aratura di un campo o tirare la carretta, e il pomeriggio corresse la Sartiglia».

Tempi romantici, ormai appartenenti a un passato che non tornerà più, che non deve essere dimenticato senza snaturare la dimensione più intima della Sartiglia e di quello che le ruota intorno. «Adesso – dice Tonino Falconi, veterinario e grande conoscitore della giostra oristanese – i protagonisti sono quasi tutti purosangue inglese. Animali possenti, alti mediamente 1,65 al garrese; bellissimi, da ammirare per la potenza e la velocità che riescono ad esprimere, ma fragili».

Dai tempi in cui il cavallo era anche un elemento importantissimo per l’economia, molte cose sono cambiate. «E non tutte in positivo», precisa Falconi. Il cambiamento più importante è avvenuto negli anni 30-35, quando sono stati introdotti i purosangue inglesi. Prima stella e pariglie venivano corse da cavalli utilizzati anche nelle attività lavorative nei campi.

«Erano derivati orientali – precisa Falconi –, frutto di incroci tra cavalli autoctoni e purosangue arabi. Erano di mole ridotta, resistenti alla fatica, capaci di adattarsi all’orografia delle nostre campagne: erano animali spendidi. Oggi quelle cavalcature non ci sono quasi più – prosegue –. Eppure, l’anglo arabo, e il purosangue arabo, pur essendo morfologicamente un po’ più piccoli rispetto ai purosangue inglesi, sono animali superbi, docili, possenti, direi: sublimi».

Lo spettacolo, direbbe qualcuno, deve essere sempre all’altezza e, se possibile, stupire lo spettatore. Purtroppo, però, spesso, non si sposa con la tradizione. «Da qualche anno a questa parte – conclude Falconi –, ci sono molte pariglie che stanno riscoprendo, e proponendo, aspetti della Sartiglia che sembravano essere stati superati dalla modernità: si vedono pariglie che danno segnali importanti di ritorno alla tradizione con costumi, rosette, finimenti che erano ormai andati in disuso. Purtroppo, però, almeno fino ad ora, nessuno ha avuto il coraggio di riproporre cavalli con quella morfologia esclusiva del purosangue arabo, o dei suoi derivati».

A prescindere da tutte le considerazioni, la Sartiglia, nei suoi vari aspetti, soprattutto quelli più intimi, riesce sempre a regalare emozioni uniche. Per la cronaca: Fabrizio Pomogranato, componidori di oggi per il Gremio dei contadini, monterà “Ghe pensi mi”, un purosangue inglese di 14 anni, di proprietà di un allevatore di Ardauli; mentre Emanuela Colombino, componidori martedì per il Gremio dei Falegnami, monterà “Borna”, anch’essa purosangue inglese di 14 anni, di proprietà di un allevatore nuorese.

Su 120 cavalli partecipanti, i purosangue inglese saranno una cinquantina, gli altri saranno anglo arabi, produzione comune e sella italiana.

In Primo Piano

Video

25 Aprile, a Cagliari un corteo di 20mila persone sfila per le vie della città

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative