La Nuova Sardegna

Oristano

Massama, i detenuti per mafia vogliono avvicinarsi a casa

di Elia Sanna
Massama, i detenuti per mafia vogliono avvicinarsi a casa

All’imbrunire urla, fischi e suppellettili sbattute contro sbarre e inferriate. Una contestazione messa in atto per alcuni giorni da un’ottantina di carcerati

21 febbraio 2014
2 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. La metà circa dei 160 detenuti ad alta sicurezza, mafiosi e camorristi, rinchiusi nel carcere di Massama, vuole andare via e rientrare nella Penisola. Da alcuni giorni numerosi detenuti hanno inscenato una sorta di sciopero rumoroso per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla loro situazione di isolamento.

Oltre ad aver rifiutato il cibo dell'amministrazione penitenziaria, all'imbrunire, per alcuni giorni, hanno battuto tegami e pentole contro le grate e le sbarre delle finestre. Una chiassata ordinata e civile, accompagnata da fischi e urla, che non è passata inosservata agli abitanti della zona. Molti di questi carcerati hanno già inviato la richiesta di trasferimento al Dipartimento nazionale per motivi familiari. I loro parenti incontrano, infatti, enormi disagi per poter raggiungere la Sardegna per i colloqui previsti dalle normative di legge.

La direzione del carcere non ha rilasciato dichiarazioni in merito, ma ha confermatoquello che può essere definito uno “stato di agitazione” portato avanti dai detenuti di almeno due sezioni dell'alta sicurezza.

Lo sciopero rumoroso è stato promosso nella notte tra lunedì e martedì e bissato nei due giorni successivi. Ma è stato anticipato dallo sciopero del cibo. Quasi tutti i 160 detenuti ad alta sicurezza, gli altri sono una settantina, tutti dell'Oristanese, hanno rifiutato per alcuni giorni il cibo cucinato nelle cucine di Massama dall'amministrazione penitenziaria.

In quei giorni hanno utilizzato il cibo acquistato da loro e cucinato nelle celle dove sono presenti i fornellini elettrici. Nei giorni successivi hanno messo in scena lo sciopero rumoroso. Appena è calata l'oscurità hanno preso pentole, tegami ed altri oggetti, e li hanno battuti contro le finestre e le sbarre accompagnando quella sorta di concerto ritmato con urla e fischi.

Nelle richieste di trasferimento inviate al Ministero hanno spiegato le gravi difficoltà che i loro familiari incontrano per raggiungerli non solo nell'isola ma anche nel carcere di Massama. Un isolamento geografico aggravato, come ben sanno anche i cittadini sardi, dalla carenza di idonei trasporti sia ferroviari e che su gomma. La maggior parte dei detenuti ad alta sicurezza proviene infatti dalla Calabria, dalla Campania e dalla Sicilia. Oltre la metà di loro sta scontando anche tre ergastoli ed è chiaro che l'isolamento carcerario sommato alla lontananza dei familiari incide pesantemente sul loro stato di detenzione. Spesso anche le iniziative a carattere culturale e lavorativo non sono sufficienti a garantirne una adeguata vita carceraria. Inoltre a Massama, per molti di loro si è ridotto anche il tempo dedicato alla cosiddetta “ora d’aria”.

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative