La Nuova Sardegna

Oristano

Carabinieri infedeli, due contestano il patteggiamento

Carabinieri infedeli, due contestano il patteggiamento

Mogoro, i marescialli Canu e Arnò ricorrono in Cassazione Le pene furono di tre anni e quattro mesi e di due anni

19 gennaio 2014
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MOGORO. Un patteggiamento non è per sempre. C’è tempo, almeno sino a che non si pronuncia la Cassazione, per cambiare qualcosa che, a chi aveva scelto quella strada per saldare il debito con la giustizia, non andava del tutto a genio. Così due dei carabinieri della Compagnia di Mogoro, coinvolti nell’inchiesta per le intercettazioni illegali e smascherati dai loro stessi colleghi, hanno deciso di giocarsi una nuova carta proprio alla Corte di Cassazione.

Dalle stanze romane, i marescialli Giuseppe Canu e Mario Arnò sperano che sia rivisto il provvedimento emesso nei loro confronti dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Oristano. Il primo aveva patteggiato tre anni e quattro mesi, il secondo due anni. I motivi di questo ricorso in Cassazione sono simili in alcuni aspetti. Entrambi chiedono infatti che venga rivista l’interdizione dai pubblici uffici, che il giudice aveva stabilito in un anno. Poi c’è una serie di altri motivi che ha spinto i due a chiedere una ridefinizione del patteggiamento. Mario Arnò, assistito dall’avvocato Patrizio Rovelli, ritiene che ingiustamente non gli sia stata concessa la sospensione condizionale della pena, rientrando questa entro il termine dei due anni che consente appunto di avere quel beneficio.

La decisione del giudice per le udienze preliminari aveva tenuto però conto del fatto che quello fosse un patteggiamento parziale, solo su una parte dei reati contestati. È infatti in corso un procedimento, con altre contestazioni che vede protagonista proprio Mario Arnò. L’interdizione per un anno dai pubblici uffici viene poi vista come un’errata interpretazione della legge.

La decisione spetta ovviamente a nuovi giudici, in una data che ancora non è stata fissata. Gli stessi giudici saranno chiamati a valutare nuovamente anche la posizione di Giuseppe Canu e qui il ricorso è decisamente più complesso perché oltre all’interdizione, quest’ultimo e il suo avvocato Giovanni Conti contestano l’intero esito del patteggiamento. Ritengono che ci siano margini per il proscioglimento e che dal precedente giudice non siano stati considerati gli atti nella loro interezza. Questi andrebbero quindi riqualificati, soprattutto per l’episodio delle munizioni e dell’hascisc che si ritiene siano stati utilizzati illegalmente per incastrare alcune persone sottoposte a perquisizione. Non sarebbe stato Giuseppe Canu a piazzarli nel posto giusto al momento giusto. Questa la tesi difensiva, il resto lo si vedrà in udienza. (e.c.)

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