La Nuova Sardegna

Oristano

Bosa, la gioielleria chiude: la resa alla crisi economica

di Alessandro Farina
Bosa, la gioielleria chiude: la resa alla crisi economica

Bosa, l’attività commerciale sostenuta da lunga e solida tradizione di famiglia Il titolare: «Capita di stare giorni nel negozio senza vedere un solo cliente»

19 ottobre 2013
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BOSA. Liquidazione totale per cessazione attività. Parole lette centinaia di volte sui cartelli che hanno campeggiato in molte strutture commerciali dell’isola in questi anni al buio della crisi. Dove spesso a pagare dazio, per una sempre più vulnerabile propensione alla spesa delle famiglie, anche di quelle più agiate, sono le imprese più giovani. Per questo quando ad annunciare la chiusura sono attività consolidate da anni d’esperienza e generazioni di impegno e professionalità, il campanello d’allarme suona quantomeno due volte. Come, nella città del Temo, all’annuncio che presto chiuderà battenti la celebre gioielleria aperta nel dopoguerra da Assely Sanna, curata dalla figlia Domenica per decenni e passata di mano al ventisettenne nipote Luca Vargiu.

Mesi economicamente terribili, una qualità della clientela che è cambiata e rapporti con le banche sempre più difficili sono le ragioni che emergono a spiegare l’annunciato sofferto stop. «Qui c’è il lavoro di tre generazioni – rimarca subito Domenica Sanna –. Come pure la possibilità, nel trattare con i clienti, nel cercare di coglierne le richieste, di un rapporto che va oltre il semplice vendere un prodotto. Anche se le cose ultimamente stanno notevolmente cambiando».

Perché alle sempre più evidenti difficoltà generali e alla stretta di fornitori e banche, si somma un altro fattore. «Capita di rimanere in negozio per giorni senza vedere entrare un cliente. Alle volte ti affacci e in strada, in alcune ore della giornata, sembra ci sia il coprifuoco»: è il film drammatico condiviso purtroppo con altre categorie, negli ultimi anni. «Ma sempre più spesso, magari da chi non ti aspetti, si tende a mercanteggiare negli acquisti. A tirare il prezzo su oggetti che per intrinseco valore e soprattutto dignità della professione non possono certo essere svalutati o, peggio, barattati». è l’ulteriore amara riflessione di Luca Vargiu.

Insomma, nella storica gioielleria a due passi da piazza Fontana, cuore del salotto buono cittadino, non c’è aria di sconfitta. Ma la dolorosa consapevolezza di dover dire basta a una lunga tradizione di lavoro. «Un impegno che mi ha permesso di crescere come persona, nel rapporto con quei clienti che sono diventati poi amici – sottolinea Domenica Sanna –. Perché devo trovare una prospettiva, un avvenire», conclude guardando al futuro Luca Vargiu. Mentre un altro pezzo della storia economica di Bosa dice addio.

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