La Nuova Sardegna

Oristano

Bosa, nessuna offerta per la gestione del camping a Turas

di AlessandroFarina
Bosa, nessuna offerta per la gestione del camping a Turas

Gli uffici del Comune hanno dichiarato “gara infruttuosa” Una struttura con 200 posti realizzata negli anni Ottanta

04 luglio 2013
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BOSA. Ennesima fumata nera per l’affidamento in gestione del Campeggio comunale di Turas. Dopo il nulla di fatto registrato qualche anno fa, l’area affari generali e istituzionali del Comune pubblica un “Avviso di gara infruttuosa” rispetto al bando pubblicato nei mesi scorsi.

Il campeggio a due passi dalla spiaggia di Turas, a circa due chilometri da Bosa Marina, chiuso da quasi cinque anni, resterà quindi chissà per quanto tempo ancora off limits a camperisti e amanti delle vacanze in tenda. Con buona pace anche degli operatori turistici locali.

Il campeggio era nato negli anni ottanta, quando l’amministrazione aveva fatto piantare nella zona a ridosso del rio Turas decine di alberi adulti, sradicati da varie vie dell’area urbana, e altre piante da fusto.

Un’esigenza, quella di un campeggio attrezzato, nata all’indomani dello sgombero di centinaia di tende, roulotte e caravan dalla costa di S’Abba Drucche, Tentizzos, Torre Argentina, presa d’assalto ogni estate da migliaia di amanti del campeggio libero e selvaggio. Oltre duecento, sulla carta, i posti a disposizione a Turas. Che l’amministrazione civica intende, da qualche anno, dopo la chiusura della struttura, rendere nuovamente operativi passando per una necessaria gara d’appalto. Forse non proprio appetibile agli imprenditori, locali o meno, considerato che anche la gara del 2013 si traduce in un nulla di fatto.

È la seconda volta in pochi anni infatti che il Comune prepara un bando teso a cercare di rivitalizzare il campeggio. La gara prevedeva la concessione della gestione, a partire dall’accollo completo da parte dell’aggiudicatario dei lavori per il ripristino e messa in sicurezza dell’area verde che ospitava piazzuole e servizi. Con un canone fissato in 20.000 euro all’anno (più Iva), per un totale di 400.000 euro (sempre più Iva) nei vent’anni seguenti alla data di consegna dopo l’aggiudicazione.

Cifre, quelle dei canoni, ritenute da più parti accessibili. Mentre, secondo ancora i bene informati, a “spaventare” gli investitori sembra invece quell’obbligo alla “manutenzione ordinaria e straordinaria” da curare con fondi propri. Ritenuto eccessivamente oneroso, se non aleatorio, visto lo stato fatiscente delle strutture e gli attuali obblighi in termini di sicurezza. Fatto sta che ancora una volta alla commissione non è rimasto niente altro che affermare “La procedura di aggiudicazione è stata dichiarata infruttuosa”.

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