La Nuova Sardegna

Oristano

Bosa, la proposta: a Tentizzos si realizzi un parco

di Alessandro Farina

BOSA. «Abbiamo tutti i vincoli di un parco ma non i vantaggi: è arrivato il momento di chiederne la costituzione». Il comitato InBosa, che si oppone al green e agli insediamenti turistico ricettivi...

23 giugno 2013
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BOSA. «Abbiamo tutti i vincoli di un parco ma non i vantaggi: è arrivato il momento di chiederne la costituzione». Il comitato InBosa, che si oppone al green e agli insediamenti turistico ricettivi lungo la costa di Tentizzos e Sa Miniera, su cui punta Condotte, avanza a marce forzate per presentare ufficialmente, in un’assemblea pubblica da tenere a breve, un progetto che non mancherà sicuramente di alimentare nuove discussioni. Ciò avviene in una città che per la verità appare sempre più stordita e disorientata rispetto alle future strade da intraprendere per uscire da crisi e stallo economico, a leggere i diversi pareri ad esempio sulle varie pagine di discussione aperte su internet.

Mentre il 2013 sembra sempre più l’anno della possibile svolta, e non solo per il futuro dell’immenso patrimonio naturalistico che si estende, ancora incontaminato, dalla periferia a nord-ovest del centro abitato sino al confine con la provincia di Sassari. Dove, spiegano dal comitato InBosa, i vincoli sono ben noti: Sic, Zps, idrogeologico. Ma anche i vantaggi di un futuro parco: la convinzione è: «Il marchio, i posti di lavoro, una gestione complessiva del territorio, leggi istitutive con dotazioni finanziarie e fondi comunitari». Questa l’idea che secondo InBosa è fattibile quanto e più di nuovi insediamenti legati a golf, case e alberghi. Solo il nome Parco «avrebbe una eco enorme nel panorama turistico internazionale, attirando durante tutto l'anno una grande e continua moltitudine di visitatori (scuole, studenti, turisti, studiosi)».

Potrebbero, sostiene il comitato, «essere utilizzati fondi specifici per il miglioramento dell’ambiente anche da parte di coloro che già operano in campagna e nel mare», senza contare la nascita di nuove forme di lavoro legate alle ippovie, al cicloturismo, all’escursionismo. Ragioni economiche che spingono a dichiarare apertamente: «È giunto il momento di chiedere a gran voce la formale ed effettiva costituzione di un parco», considerato «l'unico modo per preservare il territorio dalla speculazione e allo stesso tempo innescare una positiva svolta per promozione turistica, politica ambientale, situazione lavorativa». Da qui l’annuncio di un’assemblea pubblica rispetto ad un’istituzione che si dovrebbe tradurre in un «Parco equo, perché non si spenda uno per gli operatori e nove per i progettisti ma semmai il contrario». E anche «democratico, perché tutte le fasi della sua realizzazione siano discusse e condivise dalla cittadinanza». Con il finale invito a tutte le forze politiche, associazioni, comitati e cittadini a riflettere e discutere.

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