La Nuova Sardegna

Oristano

Legge anti-sismica, invasi sardi da svuotare a metà

di Elia Sanna
Legge anti-sismica, invasi sardi da svuotare a metà

Decisione inserita nella normativa per i terremoti varata governo. L’isola rischierebbe di restare a secco alla fine dell’estate, in mare finirebbero miliardi di metri cubi d’acqua

09 maggio 2013
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ORISTANO. Avevamo l’acqua assicurata per questa e la prossima estate, ma ora rischiamo seriamente di rimanere a secco. Secondo una normativa anti-terremoti del governo Monti, le Regioni (compresa quindi anche la nostra isola considerata da secoli antisismica) dovrebbero svuotare i propri invasi di 2/3. A ridosso della stagione irrigua e dell’estate, questa incredibile decisione penalizzerebbe non solo l’agricoltura, ma anche l’industria e tutto l’indotto dell’idropotabile.

I dati sulle capienze degli invasi forniti dall’Enas (Ente acque della Sardegna) dicono che attualmente sono stipati nei bacini isolani 2200 milioni di metri cubi d’acqua. Se la decisione non verrà revocata, dovranno essere aperte le paratie delle dighe per buttare a mare 1 milione e mezzo di metri cubi. Ne rimarrebbero disponibili poco più di 800 milioni con un consumo annuo stimato in circa 700 milioni. Per l'irrigazione se ne utilizzano 460, per l'industria 30 e per l'idro potabile 210. Risultato: i bacini isolani rischiano di rimanere a secco subito dopo l'estate.

Sulla delicata vicenda ha preso posizione il governatore Ugo Cappellacci, il deputato Mauro Pili e il commissario dell'Enas. Il decreto del Governo è stato inoltre oggetto di una serrata discussione anche nel corso della conferenza Stato Regioni svoltasi ieri mattina a Roma. Tutte le Regioni hanno contestato duramente il decreto e chiesto un’immediata soluzione per scongiurare una nuova e imprevista stagione senz'acqua. Per il presidente Cappellacci, la Sardegna non può accettare, neppure come ipotesi, l'eventuale svuotamento degli invasi. «Un'iniziativa del genere – ha osservato il governatore - è illogica, alla luce delle caratteristiche di una Regione come la nostra».

La questione è stata anche al centro di un incontro che si è tenuto a Roma tra l’assessore ai Lavori pubblici, Angela Nonnis, e il direttore generale del Servizio nazionale dighe del ministero delle Infrastrutture. Durante il vertice, l'assessore ha avanzato l'esigenza che per gli sbarramenti sardi esistenti siano valutati, preliminarmente all'entrata in vigore delle nuove norme tecniche previste dallo Stato, gli impatti delle modalità di applicazione e le conseguenze in termini di funzionalità di sistema.

I rappresentanti dell'Ufficio dighe hanno condiviso alcune delle criticità sollevate dalla Regione, in particolare in merito all'esigenza di "testare" preliminarmente l'applicazione sugli sbarramenti esistenti. Il deputato Mauro Pili ha presentato un’interrogazione e chiesto al ministro Lupi di revocare la norma “svuota dighe”. «La Sardegna non è sismica e gli invasi sono sicuri – ha detto Pili – la sola ipotesi di buttare a mare milioni di metri cubi d’acqua è surreale e frutto di una perversa norma che appartiene più alla lobby dell’acqua che al buon senso. Il ministro – ha concluso – deve immediatamente revocare queste disposizioni prima che il governo si veda costretto ad affrontare e gestire la più grande emergenza idrica del nostro paese».

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