La Nuova Sardegna

Oristano

«I gatti vanno riportati a vivere nei centri urbani»

«I gatti vanno riportati a vivere nei centri urbani»

La Lipu contesta il progetto di Su Pallosu: non è compatibile con la biodiversità. «Sono molto dannosi per l’ecosistema e inconciliabili con le aree protette»

01 marzo 2013
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SAN VERO MILIS. I gatti devono essere conosciuti meglio e devono essere riportati a vivere nei centri urbani. Quando si dice gatti si intende colonie feline. Come dire: via da Su Pallosu, non è un contesto naturale né adeguato. L’idea arriva da Francesco Guillot, coordonatore regionale della Lipu-Birdlife Italia, che non condivide il progetto nato e avviato nella borgata marina di San Vero Milis dall’associazione “Amici di Su Pallosu”.

L’idea di partenza è che ci si debba «intendere sui più elementari concetti ecologici: il gatto è un animale domestico e non un normale predatore che può avventurarsi a cacciare mammiferi e uccelli a suo piacimento, specialmente in un’area di enorme pregio ambientale come il Sinis». Infatti, sostiene Guillot, rifacendosi a recenti e autorevoli studi scientifici, «proprio in questi giorni è tornato alla ribalta il problema dell’impatto dei gatti domestici, randagi e inselvatichiti sulla fauna (non solo uccelli e mammiferi, ma anche rettili, anfibi e artropodi)». I ricercatori Scott Loss, Tom Will e Peter Marra, dice il segretario della Lipu, «sostanzialmente confermano i gatti responsabili di numerose estinzioni soprattutto in ecosistemi insulari, ed anzi sostiene che l’impatto dei nostri amici felini sulla fauna continentale sia stato sottostimato, ritenendo, sulla base di dati scientifici, che i gatti uccidano ogni anno, solo negli Stati Uniti 1,4-3,7 miliardi di uccelli e 6,9-20,7 miliardi di mammiferi (non solo topi, ma molti micro mammiferi importantissimi per gli ecosistemi)».

Quindi, che fare in un’area come il Sinis, peraltro già sufficientemente protetta da organismi e norme nazionali e internazionali, nell’ambito delle quali, osserva Guillot, «il Comune di San Vero Milis è peraltro molto attivo nel gestire il Sic e nell’approvare già da diversi anni il piano di gestione dello stesso?». Insomma, «sulla base di questi dati, ci permettiamo di evidenziare come ci sia ben poco da stare allegri ad avere una colonia felina a ridosso di una delle aree più importanti per la tutela della biodiversità in Sardegna».

Proposte? «I gatti dovrebbero stare nei centri abitati e ogni gatto dovrebbe avere possibilmente un proprietario, per il suo benessere e per quello degli animali selvatici che in questo caso avrebbero un nemico in meno, col quale invece si trovano spesso a combattere una battaglia impari». E per chi ha a cuore le aree protette «i gatti (così come i cani) randagi e inselvatichiti, ma anche domestici se lasciati liberi di scorrazzare, non sono compatibili con la tutela della biodiversità». Dunque, propone la Lipu: « Spostiamo le colonie feline nei centri urbani, vietiamo di portare e nutrire gatti nelle aree protette o nelle zone adiacenti, finanziamo progetti per spostare i gatti dalle piccole isole e troviamo proprietari disposti ad adottarli nelle proprie case, diffondiamo una cultura ambientale che permetta ai cittadini, piccoli e grandi, di distinguere animali e piante autoctoni e selvatici, da animali e piante introdotti, che sono belli e a cui siamo legati affettivamente, ma che vanno gestiti diversamente dalle specie selvatiche».

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