La Nuova Sardegna

Oristano

Dal pastore fonnese al dogo, il raduno dei cani di razza sarda

di Roberto Petretto
Dal pastore fonnese al dogo, il raduno dei cani di razza sarda

I proprietari: «Recuperiamo un patrimonio biologico che non deve restare nascosto in ovili sperduti tra i monti» - FOTO

08 ottobre 2012
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SCANO MONTIFERRO. Non è un’adunata ideologica, o forse per alcuni è anche questo. Avere un cane legato alle origini di questa terra può essere un vezzo, un segno di distinzione, per qualcuno un potenziale business. Quasi sempre, però, è una questione di passione. C’è chi studia, si documenta, va in giro nei paesi per trovare esemplari di cui nei libri sulle razze canine non si parla. Il pastore fonnese è ormai un cane abbastanza noto. Ma di levriero sardo, di dogo sardo, persino di volpino sardo chi ha mai sentito parlare, a parte un manipolo di proprietari sparsi lungo tutta l’isola? Ieri dalle parti di Scano Montiferro, nel parco del santuario campestre di Sant’Antioco, sono arrivati un po’ da tutta l’isola per il “Raduno di cani sardi”, organizzato dall’Associazione cani di Sardegna.

C’è il molosso dall’aria guardinga: «Veniva utilizzato come cane da guardia o per governare i bovini. Spiccava un balzo e azzannava l’animale a un orecchio e lo costringeva a stendersi a terra» dice Pietro Perra, proprietario di un massiccio esemplare di dogo sardo, ma anche organizzatore del raduno.

Ci sono diversi pastori fonnesi, tenuti per prudenza a rispettosa distanza dagli altri cani. Arruffato, coraggioso e forte, il pastore fonnese è il più presente al raduno. Appassionati e curiosi li osservano, ne studiano la morfologia e il comportamento. Ma i più ammirati sono i diversi esemplari di levriero sardo: snelli, eleganti e velocissimi, spesso con stupendi occhi chiari, sono stati un po’ le star della giornata. «Mi piaceva l’idea di avere un cane legato alla mia terra», dice Walter Murtas, arrivato da Serrenti con il suo “Fadau”.

Un piccolo volpino sta in disparte, non è una star assoluta e pochi riconoscerebbero in lui i connotati di una razza sarda. «Le razze sarde – spiegano gli organizzatori – sono un tesoro vecchio di migliaia di anni, un patrimonio biologico e culturale per tutto il mondo, che non deve rimanere in penombra o nascosto in qualche ovile sperduto fra i monti sardi». Ecco quindi l’operazione di recupero, di studio, di ricerca. E di valorizzazione. Il raduno di Scano era una tappa di questo lavoro: una quarantina di esemplari di varie razze, quasi mai contraddistinti da una marcatissima omogeneità morfologica. Ma per molti anche questo è un valore: preservare le diversità che si sono manifestate nei secoli.

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