La Nuova Sardegna

Oristano

Cultura e solidarietà per frenare la crisi e la disoccupazione

di Roberto Petretto
Cultura e solidarietà per frenare la crisi e la disoccupazione

Mogoro, un paese da Tripla A: artigianato, agricoltura, archeologia

17 giugno 2012
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MOGORO. L’Oristanese è uno dei territori più poveri della Sardegna (e quindi dell’Italia). Nel peggio, c’è chi sta peggio: la Marmilla è una delle zone più povere dell’Oristanese. E quindi della Sardegna (e dell’Italia).

Mogoro è la capitale dell’Alta Marmilla e l’emblema di sogni non realizzati, di potenzialità mai espresse del tutto, di voglia di crescere. Vicina alla statale 131, ma non quanto vorrebbe, Mogoro soffre dei mali delle zone interne dell’isola, ma può vantare punti di forza che non molti hanno: artigianato di prim’ordine, agricoltura, archeologia.

«La Carlo Felice dovrebbe essere la nostra vetrina – dice l’ex sindaco Gianni Pia, oggi consigliere di opposizione – Nel piano urbanistico erano state destinate delle aree a ridosso della statale 131 per insediamenti produttivi. E poi c’è il nuraghe Cuccurada che dovrebbe fungere da richiamo per un percorso culturale che continua all’interno del paese».

Sandro Broccia, approdato alla carica di sindaco dopo importanti incarichi nella Cna provinciale e regionale e dopo l’esperienza di assessore regionale ai Trasporti, a proposito del nuraghe Cuccurada racconta un episodio simbolico di come la burocrazia a volte frena le azioni positive: «Abbiamo i soldi per aprire il sito, c’è l’accordo con la soprintendenza, a marzo il consiglio comunale ha approvato la convenzione. Siamo a metà giugno, ma ancora dalla direzione regionale non è arrivato l’ok. Dobbiamo aspettare, mentre lì potrebbero già lavorare due o tre persone».

Quando il nuraghe sarà visitabile, potrà diventare il punto di partenza di un tour culturale. Un percorso attraverso le chiese, un museo pronto all’apertura, il centro espositivo che ospita la Fiera del tappeto in omaggio a una delle maggiori ricchezze della tradizione mogorese.

C’è persino un anfiteatro da 2000 posti. Per alcuni un “mostro” architettonico sovradimensionato e sostanzialmente inutile a Mogoro, per altri (e tra questi proprio Pia, che da sindaco volle fortemente quella struttura) un’occasione importante per portare Mogoro al centro dell’attenzione e per portare a Mogoro manifestazioni importanti e di grande richiamo. Gianni Pia pensa, ad esempio, al turismo religioso: «Con il congresso del movimento dei Focolari del 2009 abbiamo avuto la prova delle potenzialità del teatro e di quanto sia invidiabile la posizione di Mogoro. Non dimentichiamoci, poi, che abbiamo il “miracolo eucaristico di Mogoro” che potrebbe richiamare qui tantissimi fedeli».

Il Miracolo eucaristico sarebbe avvenuto a Mogoro nel 1604: due ostie consacrate, lasciate cadere sul pavimento da due peccatori durante la celebrazione eucaristica, avrebbero lasciato un'impronta indelebile. Il turismo religioso come opportunità, dunque. Non per voler fare i mercanti nel tempio, ma perché in periodo di crisi è necessario ottimizzare e sfruttare le occasioni. Lo sanno bene i commercianti del paese che hanno dato vita al centro commerciale naturale “Sa Passilada”, organizzando, soprattutto d’estate, spettacoli, concerti, eventi culturali, presentazioni di libri. E ne hanno tratto un beneficio: grande folla per le strade e ottimi incassi.

Il momento di sofferenza è però generalizzato e lo sentono anche le tante aziende artigiane che lavorano a Mogoro: «La nostra zona artigianale – dice ancora il sindaco Broccia – è una bella realtà. Però, per la prima volta, le aziende stanno cominciando a mettere il personale in cassa integrazione.Gli ordini sono diminuiti. C’è qualche timido segnale di ripresa ma non si può parlare di inversione di tendenza».

C’è chi perde il lavoro, anche a 50 anni, e trovarne un altro è difficile. Il Comune cerca di alleviare situazioni di sofferenza: «Impieghiamo 200mila euro del nostro magro bilancio – aggiunge il sindaco – per dare lavoro a una trentina di persone per 12-15 ore alla settimana». Un goccia in quello che sta diventando un mare.

«Una delle poche cose positive della crisi – osserva Claudio Pia, titolare della casa editrice Ptm – è che si riavvicinano le persone. C’è più solidarietà. Anche una sagra paesana, una festa, possono essere l’occasione per stare più vicini».

Quella stessa unità, quella stessa condivisione Pia la vorrebbe vedere però anche nella valorizzazione del paese: «Mogoro è in una posizione invidiabile – dice ancora l’imprenditore – Abbiamo bravissimi artigiani del legno e del tessile. C’è un movimento di giovani, impegnati in tante associazioni, ci sono belle iniziative. A volte, però, i cittadini mogoresi sono un po’ indifferenti, mentre dovrebbero essere i primi a promuovere il proprio paese». Le eccellenze non mancano: quelle degli artigiani del legno e dei tappeti, quelle degli “artigiani della botte”: affacciata sulla 131 c’è anche la cantina Il Nuraghe fondata nel 1956 grazie a un piccolo gruppo di viticoltori e ora forte di 650 soci che coltivano i vitigni locali: Monica, Nuragus, Malvasia, Moscato, Vermentino e Cannonau. La cantina è un esempio di come si può passare da una produzione indistinta e di bassa redditività, a una di grande qualità che garantisce un valore aggiunto molto più importante.

Le opportunità di riscatto ci sono: ci devono credere per primi i mogoresi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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