La Nuova Sardegna

Oristano

“Ajò”: Cristian Cocco testimonial dell’isola, infuria la polemica

di Enrico Carta
“Ajò”: Cristian Cocco testimonial dell’isola, infuria la polemica

Oristano, operatori contro lo spot di promozione turistica affidato dalla Regione al vice Gabibbo di Striscia la notizia

15 giugno 2012
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ORISTANO. Andiamo, anzi ajò. E con l’estate alle porte scoppia la bufera. Parte da Oristano il vento che investe la Regione e gonfia le vele della protesta in mezza Sardegna, contro la scelta dell’assessorato al Turismo di affidare a Cristian Cocco, vice gabibbo inviato di Striscia la notizia, il ruolo di testimonial per la campagna di promozione dell’isola che tra pochi giorni comparirà su tv e radio.

Nessuno sa, se non chi ha ideato e girato lo spot, cosa questo contenga. Ma intanto proprio da operatori turistici oristanesi sono partite critiche pesanti diventate e-mail inviate in massa agli uffici dell’assessorato al Turismo, all’indomani della comunicazione che la campagna di promozione della Sardegna sarà affidata a Cristian Cocco, conosciuto cabarettista, apprezzato da molti nel suo ruolo di vice gabibbo e da altri criticato proprio per il suo modo di esprimere la comicità attraverso uno stereotipo di sardità che non da tutti è condiviso.

Ma non è tanto sul comico oristanese che si concentrano le critiche. In fondo gli è stato chiesto di ricoprire un ruolo e da professionista l’ha fatto. Il vero bersaglio degli strali è l’assessorato regionale. I social network pullulano di accese discussioni in cui due partiti si scontrano. Quel che salta all’occhio è che il mondo di chi nel turismo lavora storce il naso sul tipo di campagna pubblicitaria scelta per promuovere le vacanze nell’isola.

Gli esperti del marketing sembrano concordi nel bocciare la scelta. Sandro Saccoccio, direttore di un tour operator e presidente di Visit Usa – il sindacato dei tour operator statunitensi – è netto: «Ci sono rimasto male, la Sardegna ha un potenziale turistico che rimane inespresso. Dopo i problemi politici e legati ai trasporti, ora si sceglie un testimonial poco conosciuto e riconducibile solo al pubblico italiano». Nessuno ha invece pensato all’estero. «Se vogliamo un turismo internazionale, il testimonial più importante è la Sardegna in sé – prosegue Sandro Saccoccio –. La Sardegna è un territorio straordinario, ma viene svilito. Fuori dall’Italia difficilmente sanno localizzarla geograficamente».

I pareri critici non si fermano, ma tutti sottolineano che non si vuol colpevolizzare l’artista. Così si esprime l’esperto di marketing Antonio Monizzi: «È una scelta riduttiva, mi sfugge l’obiettivo comunicativo. Così non si rilancia la cultura profonda della Sardegna. Però devo dire che io non amo i testimonial, su cui si appiattisce l’immagine dell’isola. Vanno meglio i siti e le storie della Sardegna intera che non sono solo funzionali al mare».

A Dubai, Marco Frare, sardo di Arbatax, è direttore di hotel importanti. Parla in maniera suggestiva: «Si è passati dall’isola che danza a Caterina Murino, ora a Cristian Cocco. E domani? Mi chiedo quale sia la strategia della Regione». E poi da Oristano parla Tiziana Tirelli, operatrice turistica che assieme a una collega ha dato il via alla polemica: «Non giudico il lavoro di Cristian Cocco, ma ciò che il suo personaggio può rappresentare dal punto di vista turistico. Da sarda, convinta sostenitrice del marketing identitario e come operatrice impegnata quotidianamente nello sfatare luoghi comuni sulla mia regione e la mia gente, non accetto di essere rappresentata da chi offre uno stereotipo di un certo tipo sui sardi. Altri personaggi hanno fatto grande la mia terra».

E Cristian Cocco? Prima si fa una risata, dice che le polemiche non lo riguardano, poi sbotta per così tante accuse: «Se queste polemiche ci sono, il rispetto per il mio ruolo manca. Non sono così presuntuoso da pensare di essere il miglior rappresentante della Sardegna, ma sono stato scelto, ho accettato e non sono nemmeno il male assoluto. Io mi reinvento quotidianamente nel mio lavoro. Lo faccio con onestà e dedizione e con questa iniziativa consento ad altri sardi di lavorare. Siamo schiavi dell’idea che chi viene da fuori è meglio di noi. Non mi piace la gelosia, di cui gli oristanesi soffrono. E poi nessuno ha ancora visto lo spot». Ajò.

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