La Nuova Sardegna

Tristi primati per la Sardegna nella classifica degli ecoreati

Alfredo De Girolamo
Tristi primati per la Sardegna nella classifica degli ecoreati

L'OPINIONE - In testa tra le regioni italiane per numero di denunciati. Quella della difesa dell’ambiente è una sfida da vincere

20 maggio 2017
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Sono passati ormai due anni dall'approvazione della legge sui reati ambientali, i cosiddetti Ecoreati, e i dati presentati nei giorni scorsi da Legambiente sulla criminalità ambientale confermano l'efficacia di tale norma. Efficacia legata non soltanto alla puntualità delle forze dell'ordine, ma anche alla sensibilizzazione della popolazione, sempre più attenta a segnalare attività illecite a livello ambientale. Nel 2016, l'applicazione della legge, la 68/2015, ha portato al sanzionamento di ben 574 ecoreati, con 133 beni sequestrati per un valore complessivo di 15 milioni di euro. Dati molto incoraggianti, un successo per il Governo ed il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che hanno fortemente voluto questa legge, la cui approvazione a suo tempo fu lenta perché "aveva grandi interessi contro", stando alle parole dello stesso Guardasigilli.

È lo stesso ministro Orlando a ricordare, comunque, che "la legge sugli Ecoreati è stata approvata quasi all'unanimità, ma di cui si è scritto pochissimo, perchè non suscita l'attenzione dell'opinione pubblica". È bene invece accendere i riflettori sull'argomento, dato che nonostante i primi buoni esiti della legge, il quadro resta comunque ancora allarmante: la Campania è la regione con il maggior numero di reati riscontrati, 70; la Puglia è in cima alla classifica degli arresti, 14, mentre è in Calabria che si è verificato il maggior numero di sequestro di beni, 43.

Non se la passa meglio la Sardegna, prima per numero di denunciati (126), subito dietro la Campania nella classifica dei reati (67), terza tra le regioni con il numero più alto di reati contravvenzionali contestati con 53 infrazioni, dietro solo a Umbria (64) e Campania (60). Una situazione ancora grave, quindi, che denota in Italia un sistema di criminalità organizzata ben radicata e che continua a vedere nel settore ambientale un'occasione di profitti e di business, con la maggior parte delle attività illecite concentrate nelle regioni del Mezzogiorno, protagoniste quasi del 50% dei reati nazionali.

Spesso i reati ambientali sono legati alla corruzione, altro segnale che indica il forte radicamento della malavita a livello territoriale, e la necessità per le ecomafie di stabilire rapporti di corruzione con la classe politica o amministrativa locale.

Legambiente suggerisce al Parlamento e al Governo ancora nuove iniziative legislative e provvedimenti organizzativi per contrastare e ridurre il fenomeno degli ecoreati, prima fra tutte la costituzione di una vera e propria forza di polizia specializzata in reati ambientali (la figura di polizia ambientale non esiste come corpo, ma è distribuita tra i vari corpi delle Forze dell'Ordine dello Stato), diffusa in tutti i territori e che potrebbe bene dialogare con la nuova governance delle Agenzie regionali di protezione ambientale. Serve, inoltre, un'azione di formazione agli organi di polizia chiamati ad applicare norme recenti, un'azione più efficace per l'abbattimento degli ecomostri e la semplificazione delle procedure per raggiungere questo obiettivo, una norma di tutela del Made in Italy enogastronomico.

Tuttavia, servirebbe anche una grande operazione di semplificazione legislativa tesa a consentire agli operatori sani di agire e fare impresa in modo serio e tranquillo, evitando di ingolfare uffici di polizia e tribunali di procedure non legate a veri e propri reati da associazione criminale, in modo da liberare risorse e forze per il contrasto alle Ecomafie, che sono bene organizzate e colgono con tempestività le opportunità del mercato, come dimostra l'ampliamento dei reati nel settore agroalimentare.

Lo sviluppo di una vera e propria green economy deve basarsi proprio su questa doppia scelta da parte del Governo: consentire agli imprenditori seri e onesti di sviluppare il proprio business senza carichi inutili di oneri amministrativi che ostacolano e rallentano la crescita, e garantire loro una reale, efficace e drastica azione di contrasto da parte di polizia e magistratura ai comportamenti illeciti, che poi si configurano come "concorrenza sleale" agli imprenditori veri. Questa è la sfida per i prossimi anni, per ridurre le Ecomafie e sviluppare economia circolare e green economy. La legge sugli Ecoreati ci ha allineati con il sistema di norme e controlli dell'Unione Europea; non è ideologica, sposa rigore e forza nel reprimere reati gravi e legati alla criminalità, contribuendo così alla vincere la sfida di avere un ambiente sano e pulito.

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