La Nuova Sardegna

Olbia

Strage di Tempio, la Cassazione conferma l'ergastolo per Angelo Frigeri

L'assassino Angelo Frigeri
L'assassino Angelo Frigeri

L'antennista aveva sterminato la Famiglia Azzena: Giovanni, la moglie Giulia e il piccolo Pietro, di 12 anni

21 giugno 2017
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TEMPIO. La corte di Cassazione ha confermato la condanna all'ergastolo per Angelo Frigeri, autore del triplice omicidio del 15 maggio del 2014, in un attico di via VillaBruna, nel centro storico di Tempio. Frigeri sterminò la famiglia Azzena: Giovanni, la moglie Giulia e il piccolo Pietro, 12 anni. Si chiude così definitivamente il procedimento a carico dell'antennista tempiese.

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Che Angelo Frigeri fosse il responsabile di quella assurda mattanza era apparso chiaro poche ore dopo l’eccidio, quando i filmati della telecamera posizionata in via Villamarina, dove la coppia trucidata gestiva un negozietto di scarpe per bambini, vennero visionati dagli investigatori. Nel vicoletto di via Villabruna, dove situato l’ingresso dell’appartamento della strage, era entrato soltanto Angelo Frigeri e le sue tre vittime. E la conferma arrivò con le tracce di Dna dell’imputato sparse all’interno dell’appartamento, sui cavetti con i quali aveva strangolato, dopo averli tramortiti, marito e moglie e sul giubbotto nel quale era rimasto impressa – come nel pietoso velo della Veronica – l’innocente impronta facciale (Dna) del piccolo Pietro, il quale fu soffocato da Angelo Frigeri stringendoselo al petto.

Un delitto d’impeto, sfuggito di mano all’antennista di Tempio il quale, con lucida freddezza, si impossessò delle carte di credito della vittima, prelevò danaro contante dalla vicina sede dell’ex Banco di Napoli e, recuperata la fiammante Golf nera in uso alla coppia appena assassinata, se ne andò a mangiare una pizza al mare con la sua nuova fiamma, una ragazza di Calangianus ignara d’avere a che fare con un omicida.

La serie di versioni che Angelo Frigeri, una volta messo alle strette, cominciò a fornire agli inquirenti inguaiò per diversi giorni un magliaro napoletano e un bombolaio di Tempio, indicati dall’imputato come gli autori materiali della strage alla quale lui era stato “costretto” a partecipare nel solo ruolo di uomo addetto a ripulire la scena del delitto. Nella quale il sangue delle vittime e il Dna di Angelo Frigeri erano un tutt’uno, secondo le risultanze dei carabinieri di Sassari.

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