La Nuova Sardegna

Olbia

Tentano la truffa in banca: denunciati

di Stefania Puorro
Tentano la truffa in banca: denunciati

Un uomo e una donna incastrati dalla polizia. Volevano aprire conti correnti con documenti falsi per poi chiedere prestiti

24 maggio 2017
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OLBIA. L’idea della banda era di mettere a segno una serie di truffe nelle banche servendosi di documenti falsi. Ma il piano è stato interrotto. Due persone (per ora) sono state denunciate dagli uomini dell’anticrimine del commissariato, sotto la guida del dirigente Fernando Spinicci. Si tratta di una casalinga di 33 anni, sposata e con figli, nata nel nord Italia ma da anni in città, e di un uomo di 56 anni, originario del Nuorese, disoccupato, anche lui a Olbia da tempo. Sono accusati di possesso di documenti falsi, falsificazione di documenti e scambio di identità. Nel giro di poco tempo, comunque gli investigatori della polizia (il caso è nelle mani dal procuratore Domenico Fiordalisi) contano di risalire agli altri componenti e, soprattutto, alla “mente” dell’organizzazione.
Le indagini. Gli uomini dell’anticrimine hanno una prima imbeccata. Vengono a sapere di una donna che avrebbe intenzione di truffare alcuni istituti di credito della Gallura dopo aver preparato una serie di documenti falsi (soprattutto carte di identità). Allora decidono di tenerla d’occhio. E un paio di giorni fa arriva l’occasione. Gli investigatori aspettano la casalinga sotto casa e osservano i suoi movimenti. Quando sale in auto, un uomo la raggiunge e si siede al suo fianco. Partono. Per dove? Direzione Arzachena.
L’intervento. La polizia ovviamente non perde un istante di quanto accade e, anche al ritorno, segue l’auto a distanza. Una volta a Olbia, però, la blocca. E scatta la perquisizione personale. La donna viene trovata con una carta d’identità falsa, quella con la quale l’uomo si era presentato in banca seguendo tutte le istruzioni che gli erano state date. Poi i poliziotti controllano la casa della signora e qui trovano altri documenti falsi con le foto di altri uomini applicate sopra e persino diverse buste paga false. Le prove non mancano. Scatta la denuncia.
Gli accertamenti. Adesso, gli investigatori, hanno in mano tanti elementi sui quali lavorare. A partire dalle carte d’indentità recuperate (c’è da stabilire in quale municipio siano state rubate), per arrivare poi a risalire a coloro che potrebbero essersi già prestati al “gioco” su indicazione della donna. Ma , soprattutto, si cerca il capo della banda. In realtà sarebbe già stato individuato (è un gallurese) ma la polizia attende il momento giusto per poterlo incastrare.
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