La Nuova Sardegna

Olbia

Gelate, il Comune chiede lo stato di calamità

Gelate, il Comune chiede lo stato di calamità

Primi interventi per far fronte ai danni subiti dalle aziende agricole, soprattutto quelle vitivinicole

03 maggio 2017
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OLBIA. Stato di calamità. Lo chiede il Comune dopo le gelate notturne che hanno bruciato interi vigneti anche nella piana che circonda la città. Nelle notti tra il 19 e il 21 aprile, infatti, il termometro è sceso addirittura sotto lo zero, mentre di pomeriggio sono state registrate temperature quasi estive. Una escursione termica micidiale che adesso rischia di mettere ko il settore della viticoltura e che ha causato danni anche ad altri tipi di colture. I danni maggiori si sono verificati nella zona di Vena Fiorita, dove operano diverse e importanti aziende agricole. Così la giunta comunale, dopo aver ricevuto non poche segnalazioni da parte degli operatori colpiti, adesso chiede alla Regione di riconoscere lo stato di calamità naturale per ciò che si è verificato due settimane. Tra le altre cose il Comune chiede di effettuare urgenti e straordinari sopralluoghi «per la verifica e l’accertamento della situazione di emergenza e di estrema gravità». E naturalmente chiede anche di concedere aiuti economici. La situazione, infatti, è piuttosto grave. Nelle tenute Lupacciolu, a Vena Fiorita, dove si produce anche il vino dell’etichetta Olbios, per esempio è stato totalmente distrutto il 70 per cento dei vigneti. Grossi danni anche nelle tenute dei fratelli Mossa. Il timore è che a essere compromesse non siano soltanto le vendemmie del 2017 e del 2018, ma anche la vita delle piante stesse, visto che la gelata ha bruciato i germogli appena spuntati sui rami della vite e ha seccato anche le foglie. Praticamente una cosa mai vista. Olbia a parte, comunque, a essersi mobilitati sono anche gli altri Comuni del nord-est dell’isola. Danni gravissimi sono stati registrati in tutto l’entroterra, da Monti a Barchidda e Oschiri, arrivando fino a Padru, Tempio, Arzachena e Palau. Una mazzata che mette a serio rischio la produzione del vino, soprattutto vermentino. (d.b.)

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