La Nuova Sardegna

Olbia

Ganau, gli operai attaccano il sindaco

di Angelo Mavuli
Ganau, gli operai attaccano il sindaco

La rabbia dei licenziati contro le dichiarazioni di Biancareddu: c’è chi dovrà dipendere dai figli, chi ha la moglie invalida

23 aprile 2017
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TEMPIO. In attesa che la vertenza sui licenziamenti al sugherificio Ganau entri nel vivo - domani i sindacati incontreranno la proprietà e successivamente i lavoratori - in città scoppia la polemica per l’atteggiamento dell’amministrazione comunale «supina nei confronti della proprietà, indifferente nei confronti dei disoccupati» e delle loro storie: dal padre che sarà costretto a dipendere dai figli all’operaio con una moglie invalida.

Ignora gli operai. «Andrea Biancareddu - si legge in un comunicato ben articolato e strutturato degli operai - parla unilateralmente senza prendere in alcuna considerazione i drammi dei licenziati. Venerdì mattina in Comune, come ci è stato raccontato da funzionari presenti, sui lavoratori non ha speso una sola parola».

Elogia solo la proprietà. «Ci dicono invece si sia prodigato a lungo ad elogiare la lungimiranza della proprietà - continua il comunicato -. Vantandosi anche di essersi recato più volte, in questi mesi di crisi, a parlare con l’azienda. Nessuna parola per noi. Né pare abbia intenzione di farlo».

Contestazione. All’indomani delle esternazioni di Andrea Biancareddu pronunciate in Comune durante una riunione per il Plus, scoppia forte, quindi, la contestazione degli operai (che si definiscono “cani sciolti disperati”) da giorni in guerra anche con i sindacati che - scrivono - «ci hanno mal rappresentato». «Se ci avesse incontrato, Biancareddu avrebbe appreso, per esempio, che i tappi rimangano invenduti non per colpe delle maestranze - continuano gli operai -. Avrebbe anche appreso che nonostante tre lunghi anni di ritardi nei pagamenti non abbiamo mai scioperato contro l’azienda».

Vite frantumate. «Soprattutto però sarebbe venuto a conoscenza delle nostre famiglie distrutte e della nostra disperazione - dicono gli operai -. Perché, vede, signor sindaco, ogni licenziamento ha una storia a sé. C’è il padre con 4 figli a carico che non sa come sfamare. C’è il marito che ha la moglie invalida. C’è il padre che sarà costretto a farsi mantenere a turno dai figli. C’è chi lavora da 32 anni ed ora non sa dove chiedere lavoro. Ci sono padri che dovranno chiedere ai figli di rinunciare ai loro studi universitari. Ci sono dipendenti con patologie gravissime».

Solidarietà. «Incontrarci tutti assieme, con la città ed i suoi amministratori - scrivono gli operai - non è “strumentalizzazione o dare fiato alla bocca”, come lei afferma. No, signor sindaco, questa cosa che lei irride, si chiama invece partecipazione e solidarietà sociale».

136 licenziati. Gli operai, infine, ricordano al sindaco che non è il caso di ostentare ottimismo. «Negli ultimi quattro anni - scrivono - i licenziati sono stati 136. Gli 80 di oggi più i 10 dimessisi per giusta causa, più i 46 del 2014».

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