La Nuova Sardegna

Olbia

Ospedale, con le mamme gli avvocati e la Marina

Ospedale, con le mamme gli avvocati e la Marina

La Maddalena, consegnate ieri mattina in Regione oltre 5mila firme per salvarlo 31mila gli autografi della petizione on-line e l’assessore Arru valuta il turn-over

21 marzo 2017
3 MINUTI DI LETTURA





LA MADDALENA.

Manovra di accerchiamento. Una raccolta firme con oltre 5mila autografi consegnata a mano all’assessore Luigi Arru. Una petizione on-line che ha superato i 31mila contatti. Una presa di posizione forte degli avvocati dell’isola. Un emendamento dei Riformatori alla riforma sanitaria. La comunità isolana non si arrende al depotenziamento dell’ospedale Paolo Merlo e alla chiusura del Punto nascita. E cerca ogni strada per costringere la Regione a tornare sui suoi passi.

Firme a mano. Ieri mattina due delle future mamme isolane, protagoniste della “protesta dei pancioni” hanno consegnato nelle mani dell’assessore Arru oltre 5mila firme raccolte contro la chiusura dell’ospedale. Autografi che non sono arrivati solo dalla Maddalena, ma anche da Palau, Santa Teresa, Arzachena, Luogosanto. Perché l’ospedale isolano non è solo un servizio per i maddalenini, ma anche per i cittadini dirimpettai. «Abbiamo chiesto all’assessore la possibilità di valutare il turn over del personale proveniente da altre strutture con standard minimi di sicurezza così da garantire anche da noi requisiti base di sicurezza – spiega Pamela Lai –. L’assessore è stato possibilista. Ovviamente non ci ha promesso nulla, ma ci ha detto che valuterà la proposta. Noi chiediamo ai consiglieri galluresi in Regione di sostenerci votando l’emendamento sul turn-over che potrebbe salvare il Punto nascita».

Petizione on line. La petizione su Change.org per non chiudere l’ospedale Paolo Merlo è arrivata a oltre 31mila firme. Una maxi valanga di consensi da tutta Italia.

Avvocati in forze. E gli avvocati isolano mobilitano la Marina per salvare l’ospedale. «Se il Punto nascita viene considerato illogicamente insicuro quando i parti sono inferiori a 500 all’anno, ancor di più d vrebbe esserlo un Punto nascita inesistente, chiamato a intervenire in situazioni di emergenza – si legge in una nota –. Tutti i cittadini isolani, compresi noi, non possono tacere né accettare che l’ importante diritto costituzionale alla salute e alla vita venga messo a repentaglio in una comunità che nel tempo ha servito con abnegazione quelle stesse istituzioni che oggi la stanno abbandonando. Sin dalla fine del 1800 la Marina militare ha beneficiato di una autonoma struttura ospedaliera in loco, ormai chiusa, potendo contare sull’efficiente struttura civile. Sollecitiamo l’amministrazione comunale a coinvolgere la Marina e il ministro della Difesa, affinché si metta in atto ogni azione diretta non solo al mantenimento ma al potenziamento dell'ospedale isolano e la immediata riapertura del Punto nascita.

I ginecologi. Elsa Viora, presidente nazionale Aogoi, e Giovanni Scambia, presidente Nazionale Sigo, due società dei medici ginecologi dicono: «Il problemà del punto nascita non può né deve sottostare a logiche politiche o di costi economici, ma va affrontato considerando prima di ogni altro aspetto, la sicurezza delle donne e dei bambini. Partorire in condizioni in cui i requisiti essenziali non ci sono, rappresenta un rischio per le donne ed i bambini e di questo la popolazione deve prendere coscienza». (se.lu.)

In Primo Piano
La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sin
Le nostre iniziative