La Nuova Sardegna

Olbia

Clea, sciopero contro i 139 licenziamenti

di Serena Lullia
Clea, sciopero contro i 139 licenziamenti

Cgil e Cisl chiedono al gruppo Iervolino di ritirare la procedura ma preparano la mobilitazione per salvare i dipendenti

20 gennaio 2017
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OLBIA. Verso lo sciopero generale. I dipendenti della Clea scendono in piazza per difendere il loro posto di lavoro. I sindacati indicano il 30 gennaio come data della mobilitazione. L’imprenditore Gianni Iervolino ha deciso di licenziare i 139 dipendenti della lavanderia industriale. La procedura sarà completata entro 75 giorni.

Futuro incerto. L’assemblea all’interno del capannone industriale è ad alta tensione. Si respira rabbia, preoccupazione, delusione. I dipendenti amano l’azienda in cui lavorano da decenni, qualcuno anche da trenta anni. Si sentono traditi da chi non ha esitato a gettarli nel tritacarne del licenziamento. Padri e madre di famiglia, mediamente cinquantenni, il 90 per cento donne, cresciuti dentro la lavanderia. Figure altamente professionali che la Clea è pronta a rottamare.

Emergenza sociale. Per i sindacati non è facile fare sintesi delle diverse anime dell’assemblea. Il punto di partenza è uno solo. La legge consente a Iervolino di avviare il licenziamento dei 139 dipendenti. Entro 75 giorni la città potrebbe avere 139 buste paga in meno. Una emergenza sociale. «Procedura che non possiamo assolutamente avvallare – commenta Marino Bussu, segretario Filctem-Cgil –. Per questo, su mandato dell’assemblea dei lavoratori chiederemo il ritiro della procedura. Se non ci saranno passi indietro procederemo allo sciopero». Manifestazioni e sit-in sono uno dei tasselli della strategia dei sindacati per costringere l’azienda a rivedere la sua decisione.

Appello alla politica. «Dobbiamo trovare tutte le soluzioni per evitare i licenziamenti – aggiunge Luca Velluto, segretario Femca Cisl. Incontreremo l’imprenditore ma allo stesso tempo è necessario che il sistema politico territoriale e regionale si renda conto che non si possono perdere tutti questi posti di lavoro».

Commesse. La lavanderia Clea è sempre stata un fiore all’occhiello del settore, orgoglio dell’economia del nord Sardegna. Tra i pilastri del business di Iervolino gli appalti della sanità. L’azienda lava e sterilizza lenzuola e asciugamani per gli ospedali di Olbia, Sassari e Nuoro. Appalti vinti decenni fa e poi prorogati, anno dopo anno. Le Asl di Olbia e Sassari lo scorso anno hanno indetto nuove gare. Una azienda di Rieti ha vinto l’appalto al Giovanni Paolo II; a Sassari se lo è aggiudicato il Consorzio di imprese sarde. Anche Nuoro si prepara al rinnovo, ma Clea non può partecipare perché in liquidazione. Alla perdita degli appalti nella sanità, al momento ancora attivi, si è aggiunto un super debito. 4 milioni di euro per una battaglia legale persa da Iervolino contro la Asl di Nuoro. A questi si aggiunge un milione di euro di Iva non versata allo Stato. 5 milioni che hanno determinato un debito in bilancio. La Clea è ora in liquidazione.

Gli scenari. Già lo scorso anno Iervolino aveva fatto capire il suo piano. Chiudere il reparto sanità e mantenere solo il resort e le navi. Da qui il taglio del personale per poi passare ad assunzioni a tempo determinato per il periodo estivo. Ricorrendo a contratti a tempo o ai voucher. Per i lavoratori il crollo delle garanzie del contratto nazionale. «Un buon imprenditore non pensa solo al profitto – conclude Bussu –. Se l’azienda vuole procedere ai licenziamenti ci presenti un piano degli esuberi e si applichino i criteri previsti dalla legge. Anzianità, carichi familiari, esigenze organizzative del reparto».

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