La Nuova Sardegna

Olbia

Lite per il figlio conteso deve intervenire la polizia

Lite per il figlio conteso deve intervenire la polizia

Momenti di tensione quando la madre ha cercato di riportarsi a casa il bambino La donna: «Sono stata anche picchiata». L’ex convivente: «Non è vero niente»

06 gennaio 2017
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OLBIA. Un bimbo conteso. E due ex conviventi che litigano. Una situazione delicatissima, ancora irrisolta, e sulla quale sarà la magistratura a dover decidere. Mentre i genitori in lotta, forniscono versioni contrapposte.

Ora il piccolo, che ha tre anni, è a casa della nonna paterna. Lo ha portato lì suo padre, un olbiese di 44 anni. La madre, ieri, ha chiesto l’intervento della polizia e ha cercato di riprenderselo. Inutilmente.

I rapporti tra i due genitori si sarebbero interrotti definitivamente lo scorso 23 dicembre. Convivevano da tempo, dal loro amore era nato il bambino e sino a dieci mesi fa andavano d’accordo.

«Poi, a marzo, abbiamo deciso di lasciarci - racconta la donna -, ma, per il bene di nostro figlio, abbiamo deciso di continuare a stare sotto lo stesso tetto. I mesi sono così trascorsi e, a parte qualche litigata, non si erano mai verificati episodi di botte o violenza. Ma due giorni prima di Natale, il mio ex convivente mi ha dato una testata rompendomi il setto nasale. Un’aggressione avvenuta davanti al palazzo in cui abita la mia baby sitter, alla quale stavo portando mio figlio per poter parlare da sola con il mio ex convivente e chiarire alcuni aspetti che non mi andavano bene. Ma lui si è ribellato e mi ha detto che se non gli avessi dato il bambino, mi avrebbe dato una testata. Cosa che poi ha fatto». «La mia assistita - ha spiegato l’avvocato Giommaria Uggias - è stata accompagnata in ambulanza al pronto soccorso e qui le hanno assegnato 30 giorni di cure. Per lui, invece, subito fermato, è scattato il divieto di avvicinamento in base all’articolo 384 bis del codice di procedura penale. Sette giorni dopo, tra avvocati, ci siamo messi d’accordo al telefono stabilendo che l’uomo avrebbe potuto vedere il figlio all’interno della casa familiare, ma il padre del piccolo ha invece portato via il bambino».

«La realtà è un’altra - ha detto Cristina Cherchi, che difende invece il padre del bimbo -. Il mio assistito non è fuggito col figlio. Lo ha semplicemente preso con sé, portandolo dalla nonna paterna, perché non lo vedeva da una settimana. Premesso e ribadito che sarà la magistratura a dover decidere, in mancanza di un provvedimento provvisorio il bimbo di due persone che non stanno più insieme deve poter stare con entrambi i genitori. Altro aspetto importante: la misura cautelare per il mio assistito richiesta dalla polizia giudiziaria e applicata dal pm è stata revocata due giorni dopo. La signora racconta di essere stata aggredita? Il padre del bambino sostiene l’esatto contrario e di aver diritto, in questa fase, di tenere il figlio esattamente come la madre».

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