La Nuova Sardegna

Olbia

Giovane profugo a messa: scatta l’applauso in chiesa

di Sebastiano Depperu
Giovane profugo a messa: scatta l’applauso in chiesa

Calangianus, il 15enne nigeriano da pochi giorni in paese con altri 9 compagni L’omelìa di don Umberto Deriu: «L’accoglienza è alla base del pensiero cristiano»

09 dicembre 2016
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CALANGIANUS. Un piccolo paese dal grande cuore che, qualche giorno fa, ha accolto dieci profughi minori non accompagnati in una struttura privata. Uno di questi, quindici anni, proveniente dalla Nigeria, di religione cattolica, ieri mattina, ha seguito la messa dell’Immacolata nella parrocchiale di Santa Giusta, gremita per l’importante ricorrenza religiosa. La sua presenza non è passata inosservata ai fedeli e nemmeno al parroco don Umberto Deriu. «Appena l’ho notato – racconta il parroco – ho chiesto il suo nome. L’ho chiamato e lui si è alzato. Tutti gli hanno fatto un applauso. Lui ha risposto con un sorriso e un po’ è sembrato imbarazzato. Durante la funzione ho ricordato che il primo profugo della storia della nostra religione è stato Gesù Cristo che è dovuto scappare per sfuggire alle persecuzioni del re Erode. Anche il nostro piccolo ospite è fuggito, senza genitori, da solo, affrontando un viaggio della speranza che lo ha portato fino a Calangianus, dopo diverse peripezie». Nelle parole del prete di Calangianus c’è tutto il peso della cristiana accoglienza. Alla fine della messa, in molti (tra i quali tanti bambini) hanno voluto salutare il piccolo profugo che, come avrebbe fatto nel suo paese, oggi sarebbe andato a messa, magari con la sua famiglia, se in Nigeria i cristiani non fossero perseguitati per la loro fede. Un gesto di ordinaria vita vissuta quello di andare in chiesa per i credenti; un qualcosa di impensato dove questo è proibito. Poi, in chiesa è tuonato solenne anche il monito di don Umberto Deriu: «Moltissimi si avvicinano alla comunione in Cristo, ma molti non la recepiscono cristianamente. C’è chi viene all’altare per prendere la comunione e si definisce cristiano, poi, è il primo che punta il dito su qualsiasi cosa: la comunione si dimostra, non sfilando in chiesa ma, quotidianamente, con piccoli gesti e porgendo una mano d’aiuto a chi ha bisogno. Spesso in silenzio, senza proclami. L’accoglienza sta alla base del pensiero cristiano».

I 10 ragazzi sono arrivati in paese da qualche giorno, e subito, la loro presenza ha fatto discutere, tra voci contrastanti di accoglienza e non. «Dove non arrivano gli adulti arrivano i bambini – ha commentato il sindaco di Calangianus, Gio Martino Loddo - e questo da una grande speranza a chi a Calangianus vorrebbe avere la certezza di vivere in un ambiente dove c'è il massimo rispetto della persona che rifugge tutti quegli atteggiamenti xenofobi razzisti che speravo appartenessero a un passato lontano. Gli episodi emblematici che hanno avuto come protagonisti i bambini delle elementari (che parlano di progetti di accoglienza) e i bambini che partecipano alla messa del fanciullo, momenti di un’intensità emotiva stravolgente che fanno capire a quei tanti che, costretti nel pensiero e nei modi di vivere da quella camicia di forza soffocante costruita intorno ai pregiudizi di una società malata, quanto sia più bello e gratificante uno stile di vita improntato al rispetto dei principi morali ed etici. i bambini col loro modo di fare e di vedere hanno sopperito alle frustrazioni al disagio e all’ignoranza degli adulti. Hanno riscattato il torto e il debito di riconoscenza verso il fare il bene. Mai, come oggi, avrei voluto essere pediatra ascoltare i ragionamenti di quei bambini invece che i commenti di tanti adulti che in attesa della visita non ne hanno detto una giusta, mi sembrava in questi giorni di essere tornato indietro nel tempo il primo medioevo».

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