La Nuova Sardegna

Olbia

Corruzione, arrestati un magistrato di Tempio e un imprenditore di Olbia

Il tribunale di Tempio
Il tribunale di Tempio

In corso un'operazione della polizia per un'inchiesta avviata dalla Procura di Roma per corruzione in atti giudiziari

01 dicembre 2016
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TEMPIO. Un magistrato del tribunale di Tempio, un imprenditore di Olbia e un terzo cittadino di origine campana sono stati arrestati con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. L'operazione della polizia è stata eseguita al termine di una inchiesta avviata dalla Procura di Roma. Per Vincenzo Cristiano, giudice della sezione penale di Tempio con funzioni di GUP, sono stati disposti gli arresti domiciliari in Campania. Arrestato anche un noto imprenditore olbiese: Manuel Spano. Spano, titolare di "Centro musica" è un noto imprenditore nel campo degli spettacoli, in particolare degli impianti audio e da anni si occupa dei concerti in Costa Smeralda, compresi quelli del Cala di Volpe. Il cittadino napoletano è Umberto Galizia.

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I particolari della vicenda sono stati resi noti a Roma durante la conferenza stampa condotta da Procura e Questura. A Vincenzo Cristiano sarebbero stati fatti diversi favori: stoviglie da utilizzare nel ristorante ’Story’ di proprietà della società Farvic di cui era uno dei soci formali fino all’anno scorso quando poi le quote sono state cedute al fratello avvocato; l’utilizzo gratuito di un appartamento a Olbia di cui aveva «stabilmente» le chiavi; l’intermediazione nell’acquisto di una Smart, del valore di 8mila euro ma comprata a 1500. E poi, un pc di marca Apple del valore non inferiore a 1000 euro, il prestito di un furgone per trasportare la merce da Napoli a San Teodoro, dove c’era il ristorante ’Story’ e il recupero parziale della refurtiva di un furto subito in casa. Sono queste alcune delle «utilità» di cui avrebbe beneficiato  il giudice del tribunale di Tempio finito oggi agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione, secondo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Roma, Giulia Proto. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Stefano Rocco Fava, competenti a indagare sui magistrati sardi, avevano chiesto la misura più grave del carcere. A elargire queste «utilità» - raccontano le carte dell’inchiesta - sono stati Umberto Galizia e Manuel Spano (anche loro ai domiciliari) che il giudice sardo, legato ai due da rapporti di amicizia, avrebbe favorito nei procedimenti penali in cui si fossero trovati coinvolti. 


Il via all’indagine nasce a seguito di una segnalazione dei carabinieri della Tenenza di San Teodoro quando Vincenzo Cristiano si presentò ai loro uffici per chiedere conto di un controllo che era stato effettuato nei confronti della società Farvic.  Cristiano si qualificò come magistrato del tribunale, lasciò ai carabinieri la propria utenza cellulare e chiese di poter essere informato in caso di successivi controlli sulla società. Dalla visura societaria si scoprì poi che socio della Farvic era, tra l’altro, Cristian Ambrosio, un soggetto coinvolto in un’inchiesta per traffico di stupefacenti, amico del giudice, stando ad alcune intercettazioni telefoniche, e in contatto con ambienti criminali non solo locali ma anche del napoletano, con particolare riferimento ai fratelli Marco e Umberto Galizia.

Secondo l’ordinanza cautelare, «l’amicizia con Ambrosio è tale che il gip  Vincenzo  Cristiano cercherà di influenzare nel luglio del 2015 la collega (la pm Ginevra Grilletti, ndr) che aveva in carico il procedimento assegnatole dopo un sequestro di droga ai danni di Ambrosio».

Ma c’è dell’altro: nel gennaio del 2014, il gip  Cristiano si era occupato dei due fratelli Galizia, fermati per i reati di usura ed estorsione aggravata dall’uso delle armi, e abusiva attività finanziaria. Il pm chiese la convalida del fermo e la misura cautelare in carcere,  Cristiano invece non convalidò il fermo e dispose solo la misura del divieto di dimora a Olbia. Quando a Spano, il giudice lo aveva già assolto in un procedimento per stalking, facendo decadere automaticamente la misura cautelare emessa nel 2014 da altro gip quando, in virtù di questo rapporto di amicizia già consolidato, avrebbe dovuto astenersi.

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