La Nuova Sardegna

Olbia

Arzachena, don Francesco va in pensione: «Adesso farò il prete migrante»

di Walkiria Baldinelli
don Francesco Cossu
don Francesco Cossu

A 80 anni si sposterà da un paese all’altro per incoraggiare e sostenere i fedeli: «Ringrazio gli arzachenesi per avermi adottato, rimarrò con loro perché sono la mia famiglia»

09 novembre 2016
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ARZACHENA. Continuerà a pregare per la comunità da parroco emerito come gli è stato chiesto dal vescovo Sebastiano Sanguinetti. Ma non rinchiuso tra le mura della sua abitazione. Don Francesco Cossu, classe 1936, ordinato sacerdote nel 1962, è andato in pensione. Dopo 43 anni ha lasciato la guida della parrocchia di Santa Maria della Neve, domenica scorsa si è insediato don Mauro Moretti. Per lui, ottanta anni suonati, sempre temerario e risoluto al punto tale di non indietreggiare di fronte ad alcuna avversità, inizia un nuovo cammino. Sarà il prete migrante, “volante” si definisce lui: «Mi sposterò da una parrocchia all'altra per incoraggiare e sostenere i fedeli, inizierò da San Pantaleo, poi andrò a Luogosanto e Badesi».

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La strada del futuro. La vita spirituale di don Francesco, 54 anni fa, è andata di pari passo con la nascita della Costa Smeralda. Ha seguito da vicino la trasformazione di Monti di Mola: dall'Unfarru dei pastori nel paradiso dei turisti. «Il mio è stato un invito a leggere insieme alla comunità il nuovo fenomeno turistico – racconta –. A riflettere, a prendere la parola anche in incontri pubblici per vivere il cambiamento senza dimenticare i nostri valori e la nostra storia. Per gestire il territorio e il nostro futuro aprendoci necessariamente al positivo che veniva da fuori, ma stando attenti alla strada da intraprendere. Perché oltre la Costa Smeralda c'è un'altra costa, quella dei falsi miti».

Tre tappe. Sotto gli abiti del celebrante, oltre il ruolo di parroco, sottolinea di essere stato un uomo: con limiti, difetti, fragilità. «Ringrazio gli arzachenesi per avermi adottato – afferma con gli occhi lucidi –, rimarrò con loro perché in questi anni sono diventati la mia famiglia, la mia patria elettiva e affettiva. Continuerò ad amarli nel Signore». Tre tappe hanno caratterizzato la vita del prete rivoluzionario: dare un volto alla comunità, suddividendo il territorio in 14 rioni per aggregare gli abitanti; creare una chiesa in cui tutti sono discepoli della Parola di Dio; vivere i sacramenti come segnali e strumenti che alimentano la società. Realizzare opere, come il Tempio nuovo.

I libri. Don Francesco è una delle memorie storiche del paese. Ha scritto 21 libri, in cui sono racchiusi tanti aspetti della vita culturale, delle tradizioni, ma anche riflessioni, filosofie di sviluppo del territorio. Ha sempre usato un linguaggio diretto, a tratti pungente, che ha accentuato il suo carattere schietto, tanto da apparire ruvido, a volte. Generoso e sempre pronto a tendere una mano a chi è in cerca di aiuto o parole di conforto, ha salutato i parrocchiani regalando loro una sua opera fresca di stampa: “La voce dell'anima, musica e canti di Arzachena”. «La musica siamo noi quando suoniamo insieme – scrive –, la differenza uomo-donna, riflesso, anticipazione e simbolo di tutte le differenze storiche, chiamate ad accordarsi nella polifonia di un'umanità equa, solidale e conviviale». Don Francesco è già impegnato nella stesura del suo prossimo libro, che ruota attorno al mondo della donna nella storia.

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