La Nuova Sardegna

Olbia

il caso

Sotto la piazza c’è un tesoro ma non si vede

OLBIA. La scena si ripete ogni giorno. I turisti visitano la basilica di San Simplicio e poi vengono catturati dai pannelli che raccontano la storia della necropoli. C'è scritto che sotto c'è un...

26 ottobre 2016
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OLBIA. La scena si ripete ogni giorno. I turisti visitano la basilica di San Simplicio e poi vengono catturati dai pannelli che raccontano la storia della necropoli. C'è scritto che sotto c'è un museo sotterraneo. Quindi scendono per le scale ma trovano una porta chiusa, con l'odore di urina che si insinua nelle narici. Nel 2011, durante i lavori di piazza San Simplicio, vennero infatti scoperte 450 tombe, più la rampa di accesso al tempio di Cerere. Buona parte dello scavo venne salvata e trasformata in un museo sotterraneo, che però è chiuso. Il Comune sembra avere le idee chiare. «La nostra intenzione è quella di aprirla, nella maniera più assoluta - spiega Sabrina Serra, assessore alla Cultura -. Adesso il museo è nelle mani della soprintendenza, che in questi ultimi mesi ha passato una fase di riorganizzazione. Serve comunque un grande investimento, perché bisogna pensare a un sistema di allarme e di videosorveglianza. Inoltre bisogna individuare una forma di gestione, magari in relazione agli altri siti archeologici. Abbiamo già avuto alcuni incontri con la Soprintendenza e sarà nostro compito cercare anche altri fondi, perché quelli comunali difficilmente basteranno». L'assessore Serra esprime grande soddisfazione per i ritrovamenti di questi giorni. «Sono una conferma importante – dice –. Il nostro sottosuolo è una fonte inesauribile di conferme sulla vitalità dall'epoca romana in poi della nostra comunità. Consideriamo il bene archeologico una grande opportunità per la consapevolezza e la identità delle generazioni future, ma anche un'importante via per lo sviluppo economico di oggi. Le nostre priorità sono la valorizzazione dei musei e la realizzazione di una rete dei beni archeologici, adeguatamente fruibili e valorizzati. Ringrazio gli archeologi e tutti gli operatori che con il loro lavoro sono parte essenziale in questo percorso esaltante». (d.b.)

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