La Nuova Sardegna

Olbia

Emergenza acqua in Gallura, servirebbe un dissalatore

di Enrico Gaviano
Il bacino del Liscia, l'invaso che approvvigiona la Gallura
Il bacino del Liscia, l'invaso che approvvigiona la Gallura

L'allarme per il livello del Liscia ripropone la necessità di interventi strutturali: l'idea è stata realizzata ad Agrigento

25 settembre 2016
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OLBIA. Acqua bene prezioso. Acqua che manca, sempre di più. Nei giorni scorsi il Consorzio di bonifica della Gallura ha lanciato un allarme inquietante. Un livello così basso sull'invaso del Liscia che approvigiona tutto il territorio non era mai stato raggiunto negli ultimi 100 anni. Le ragioni sono legati alle precipitazioni ridotte, circa il 23 per cento in meno rispetto agli anni precedenti. Il Consorzio ha provveduto già dal mese di aprile a soluzioni tampone perché le previsioni, puntualmente confermate, non davano spazio a molte speranze: le piogge durante l'anno non sarebbero state copiose, tanto da poter riempire nuovamente l'invaso. Così si è dovuti ricorrere alla restrizione da parte dei gestori della risorsa idrica. Una riduzione media che ha colpito l'agricoltura. Il rigido calendario di turnazione e restrizione dell'erogazione dell'acqua verso i campi per garantire comunque i livelli necessari per l'uso della popolazione. La restrizione dell'acqua nei campi, dunque, per evitare che i rubinetti, a un certo punto dell'anno , si asciugassero di colpo. Questa scelta non è stata però indolore. Infatti gli agricoltori hanno potuto utilzzare i loro campi in misura minore. Il Consorzio di bonifica parla di un 40 per cento di semina in meno, con conseguenze, soprattutto, per la produzione delle scorte per nutrire il bestiame d'inverno. Una brutta storia, se si pensa, oltretutto, che questi drastici provvedimenti, non sono nuovi. Negli anni precedenti le restrizioni nella stagione irrigua ci sono stati ugualmente, anche se in misura minore. Ma per attaccare in maniera più concreta queste emergenza occorrerebbero interventi strutturali, molto più concreti. Per ora si pensa a intercettare alcuni importanti corsi d'acqua a Olbia (il Padrongianus) e Arzachena (il Liscia) e deviarli verso gli invasi. Troppa acqua persa, un lusso che in un momento così drammatico non ci si può più permettere. Ma, assieme a una maggiore educazione nei consumi da parte della popolazione civile, forse sarebbe anche il caso di trovare altre soluzioni. Basti pensare al dissalatore di Porto Empedocle che fornirà il fabbisogno di acqua (prelevata dal mare) per la città di Agrigento. In Sicilia insomma ci hanno pensato. E in Sardegna?

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