La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia: il Piano Mancini resta operativo, ma si valutano alternative

Serena Lullia
L'alluvione del 18 novembre del 2013
L'alluvione del 18 novembre del 2013

La promessa revoca del progetto per mettere in sicurezza la città non c’è stata Nizzi: «Demolire subito le opere incongrue». Careddu: «State seguendo la nostra strada»

06 settembre 2016
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OLBIA. Il mandato della città alla nuova amministrazione era chiaro. Spazzare via il Piano Mancini senza esitazione. Il progetto anti-alluvione della giunta Giovannelli doveva sparire al primo Consiglio comunale dell’era Nizzi. Ma la promessa revoca del Piano non c’è stata. E nessuno in maggioranza sembra avere intenzione di seppellire il progetto della discordia. Dopo due mesi dall’insediamento il sindaco Settimo Nizzi arriva in aula con una delibera di indirizzo. Nove pagine in tutto. In otto viene ripercorsa tutta l’attività svolta fino a oggi per evitare che la città finisca sotto l’acqua come nel 2013.

Nell’ultima pagina, in poche righe, viene indicato cosa verrà fatto in futuro. E le cose sono fondamentalmente due. «Far correre a gambe levate la demolizione delle opere incongrue», per usare le parole del primo cittadino. Che significa abbattere tutte quelle opere che rappresentano un ostacolo per il decorso dei fiumi in caso di portata d’acqua straordinaria. Era il primo step del Piano Mancini. Dare incarico a un tecnico di verificare la fattibilità dei progetti “alternativi” fino a oggi conosciuti: Piano Mancini, Piano Demuru-Fuori l’acqua da Olbia e Piano Nizzi-OlbiaFutura.

Nizzi oratore. Il Nizzi pragmatico questa volta cede il posto al Nizzi oratore. «Dopo approfondita verifica e dopo aver più volte discusso con la Regione abbiamo pensato fosse arrivato il momento di prendere in mano la situazione – afferma –. Avevo detto che il ritiro della delibera sul Piano Mancini sarebbe stato fatto al primo Consiglio comunale ma non era possibile perché non si era costituita la commissione Urbanistica. Nel frattempo abbiamo fatto degli approfondimenti, ci siamo confrontati in modo diretto con l’assessorato regionale ai Lavori pubblici, con l’Adis e con il presidente della Regione portando i consulenti che in campagna elettorale ci avevano assistito nell’elaborare la nostra proposta di Piano. Ora se ne deve discutere in commissione Urbanistica, in Consiglio e allargare la discussione accogliendo le idee di altri esperti. Il vecchio progetto non ci soddisfa pienamente. Di fronte a un rischio così grande per Olbia non ci possiamo fermare a una sola ipotesi. Ma buona parte di quello studio deve correre a gambe levate, parlo dell’abbattimento delle opere incongrue».

Le minoranze. «La delibera di indirizzo non prevede l’incarico per verificare nuove soluzioni alternative come dice il sindaco. Non è previsto nessun concorso di idee esteso all’universo mondo – attacca il capogruppo della Coalizione civica e democratica Carlo Careddu –. Si dà solo un incarico per verificare la bontà delle alternative oggi conosciute, una delle quali, l’osservazione Demuru, già scartata dall’Autorità di bacino. Ma se il sindaco riteneva che il suo piano, quello presentato in campagna elettorale, fosse davvero il migliore che ha bisogno ha di chiedere a dei professionisti, pagati con i soldi del Comune, di verificarne la bontà? Lo presenti subito senza sprecare soldi pubblici e dia l’incarico per sviluppare gli elaborati». Con qualche sfumatura diversa la posizione di Maria Teresa Piccinnu, M5stelle. «Ancora un affidamento diretto a un tecnico, metodo al quale siamo contrari e nessun bando per valutare altre ipotesi. Alla fine della fiera si stanno valutando tre progetti e dal momento che due sono ipotesi progettuali, il piano Demuru e il piano Nizzi, si sta solo perdendo tempo per dire sì al Piano Mancini».

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