La Nuova Sardegna

Olbia

Un pastore e il suo gregge nel regno dei Berlusconi

di Giandomenico Mele
Un pastore e il suo gregge nel regno dei Berlusconi

In tribunale il riconoscimento del contratto d’affitto di un fondo agricolo L’allevatore può restare nei terreni di Capo Ceraso (due ettari) per otto anni

01 luglio 2016
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OLBIA. Potrebbe essere un altro dei caratteristi da infilare nei titoli di coda sul mega progetto di Costa Turchese della famiglia Berlusconi. Un comprimario, se non fosse che è un pastore e che ha vinto un contenzioso con l'Edilizia Alta Italia. Un altro pastore dopo Paolo Murgia, l'allevatore 80enne, morto nel 2010, che aveva bloccato con la richiesta di usucapione di 500 ettari di Costa Turchese i mega progetti della società della famiglia dell'ex premier. Questa volta il tribunale di Tempio Pausania avrebbe deciso che il pastore può restare sui terreni di poco più di due ettari in località Capo Ceraso fino alla fine del 2024. Ma non si tratta di usucapione. Il pastore non può vantare alcun possesso ultra ventennale dei terreni, che giustificherebbe l'eventuale causa di usucapione. Perché si tratta, in questo caso, di un contratto di affitto di un fondo agricolo. Un accordo stipulato dal pastore con i precedenti proprietari, nel quale l'Edilizia Alta Italia era subentrata. Il pastore è un semplice affittuario, ma ha diritto di condurre le sue pecore al pascolo ancora per otto anni nei terreni che guardano al paradiso tra Capo Ceraso e Li Cuncheddi.

Stop dal Tar. Un nuovo impedimento per la famiglia Berlusconi nella gestione di parte dei 700 ettari alle porte di Olbia, su 380 ettari dei quali intendeva realizzare un complesso di circa 250mila metri cubi con villette e alberghi. Progetti sui quali era arrivata l'anno scorso la pronuncia del Tar Sardegna che aveva respinto il ricorso dei legali di Edilizia Alta Italia, dopo otto anni di guerra contro il Piano Paesaggistico regionale varato nel 2006 dalla giunta guidata da Renato Soru.

No recinzioni. Ora il nuovo caso di un pastore che riceve dal tribunale il permesso di pascolare il proprio gregge nei terreni di proprietà della famiglia Berlusconi. Una estensione minima a disposizione, giusto pochi ettari, ma un precedente che sarebbe riconducibile per la proprietà alla mancanza di recinzioni in vari punti dell'esteso perimetro tra Murta Maria e Capo Ceraso. Per questo poche settimane fa l'Edilizia Alta Italia aveva presentato un progetto per la creazione di tre fondi chiusi con recinzione in rete metallica tra le spiagge di Capo Ceraso e Li Cuncheddi. Progetto bocciato dal Comune di Olbia in sede di Conferenza di servizi. Tecnicamente il progetto di chiusura dei terreni era stato bocciato poiché l'intervento ricadeva su una Zps (Zona a protezione speciale) e la norma prevede che il progetto per la recinzione debba essere preventivamente sottoposto al parere vincolante del Servizio valutazione ambientale della Regione. Il parere sulla incidenza dell'intervento, secondo il Comune di Olbia, andava acquisito prima della presentazione della pratica, che per questo deve essere considerata improcedibile. Il Comune di Olbia ha fatto poi presente che contestualmente andava acquisito anche il parere del Corpo forestale e della Provincia in merito al vincolo idrogeologico. L'Edilizia Alta Italia, rappresentata in Conferenza di servizi dal progettista, l'architetto olbiese Giuseppe Priarone, ha invece eccepito che nella fattispecie la recinzione costituisse un elemento provvisorio e, di conseguenza, non fosse necessario acquisire un parere preventivo da parte degli uffici competenti.

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