La Nuova Sardegna

Olbia

Phi beach, arriva il dissequestro delle opere esterne

Il Phi beach
Il Phi beach

Il gip non ha convalidato il provvedimento di sequestro preventivo ordinato dalla procura di Tempio

03 giugno 2016
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BAJA SARDINIA. Il gip del tribunale di Tempio, Elisabetta Carta, non ha convalidato il sequestro preventivo disposto dalla procura della Repubblica sulle opere esterne del “Phi Beach” di Forte Capellini. Il sequestro penale era stato eseguito, con procedura d’urgenza, giovedì della scorsa settimana, su una pizzeria all’aperto, un bancone bar, una toilette e altre aree esterne alla ex postazione militare di Forte Cappellini, sul promontorio di Baja Sardinia, un manufatto in granito risalente al primo conflitto mondiale e trasformato, da oltre trent’anni, in una discoteca  a cinque stelle gestita attualmente da una società di Piacenza, la Medex srl di Luciano Guidi. Il ricorso contro il provvedimento di sequestro era stato inoltrato dal legale della società, l’avvocato Gian Comita Ragnedda, che aveva chiesto il rigetto del provvedimento documentando la richiesta con atti e autorizzazioni che non lascerebbero dubbi sulla realizzazione e la legittimità  delle opere. Ieri, dopo che i militari del nucleo di Tutela del paesaggio hanno notificato l’ordinanza di dissequestro, la direzione del “Phi Beach” e il difensore hanno diffuso una nota stampa nella quale «esprimono soddisfazione per la decisione assunta dal tribunale in quanto riconosce la correttezza degli interventi eseguiti. Al contempo, proseguiranno, come avvenuto fin dai primi momenti dell'indagine, nella ricerca di un dialogo costruttivo con la procura della Repubblica e gli altri organi inquirenti, così come con le Autorità Pubbliche preposte alla tutela del Forte Cappellini, nell'ottica di preservare e valorizzare tale bene storico». L’indagine della procura della Repubblica, coordinata dal capo degli uffici inquirenti galluresi Domenico Fiordalisi, ha visto impegnati gli uomini del comando regionale di tutela del patrimonio culturale dell’Arma dei carabinieri e i funzionari della soprintendenza alle belle arti di Sassari dopo la segnalazione che nel corso dei lavori di ristrutturazione di alcune aree esterne del “ Phi Beach” sarebbero state commesse delle violazioni alla tutela del paesaggio e dei luoghi (sottoposti a d una legge nazionale che vincola decoro e rispetto di strutture militari risalenti alla prima guerra mondiale) e l’apporto di nuovi pavimenti non consoni con l’austero ambiente bellico. Stando alle motivazioni che hanno portato all’accoglimento del ricorso presentato dai legali del “Phi Beach” vi sarebbero le autorizzazioni che erano state rilasciate per il ripristino e la ristrutturazione di diverse opere preesistenti, tutte valutate sotto il profilo edilizio e paesaggistico, oltre al fatto che sarebbe stato dimostrato che sia il “privèe” (un bancone bar all’aperto, con annesso spazio per tavolini e prendisole) che la pizzeria risalivano agli anni Ottanta. I difensori hanno fatto presente che analoga inchiesta era stata avviata, e archiviata, sin dal 2005, quando vennero contestati alla società che gestiva Forte Cappellini gli stessi reati per i quali si procede con l’attuale inchiesta penale.

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