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Violenze su figlia e nipote: a giudizio gli “orchi” di Olbia

OLBIA. Una vita da randagi, alla quale costringevano anche una giovanissima ragazza, figlia e nipote dei due “orchi” i quali, per mesi, avrebbero abusato di lei in luridi giacigli. Questo l’agghiaccia...

02 giugno 2016
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OLBIA. Una vita da randagi, alla quale costringevano anche una giovanissima ragazza, figlia e nipote dei due “orchi” i quali, per mesi, avrebbero abusato di lei in luridi giacigli. Questo l’agghiacciante quadro di un nucleo familiare dove la brutalità e l’assenza di rapporti affettivi era pari al degrado morale dovuto disagiate condizioni economiche che costringeva la famigliola – padre, madre, figlia di 17 anni e un fratello della mamma di 47 anni – a girovagare per la costa alla ricerca di precari rifugi in ruderi disseminati a Cala Girgolu, Golfo Aranci, la spiaggia di Pittulongu e l’entroterra olbiese. Un peregrinare continuo durante il quale la ragazza sarebbe stata sottoposta ad attenzioni particolari da parte dello zio materno e dello stesso genitore sin quando, a mettere fine a questo squallore, ci penso la Dda di Cagliari facendo arrestare M.A., 44enne, lo zio sassarese, e P.S., 52enne, il padre originario di Nuoro. I due, assistiti dall’avvocato Rosa Cocco, ieri mattina erano presenti in aula sotto buona scorta. Sono finiti in carcere per riduzione in schiavitù e violenza sessuale aggravata nei confronti della congiunta. Dopo le testimonianze degli agenti della Polmare l’udienza è stata aggiornata al 20 luglio prossimo. (g.p.c.)

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